Alluvioni, siccità, temperature record e la quantità di pioggia che dovrebbe cadere nell’arco di mesi concentrata in pochi giorni o addirittura in poche ore: il cambiamento climatico è anche questo e, purtroppo, negli ultimi anni ne abbiamo avute prove ben tangibili anche nel nostro Paese, basti solo fare mente locale all’estate 2022, particolarmente calda e siccitosa, o all’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna la scorsa primavera.

Ma come il cambiamento climatico impatta sul valore degli immobili?

Scopriamolo insieme, partendo dall’analisi di un fenomeno sempre più diffuso in Italia, e cioè il rischio idrogeologico.

Come il cambiamento climatico impatta sul valore degli immobili: qual è il rischio idrogeologico in Italia

Per capire come il cambiamento climatico impatta sul valore degli immobili, bisogna innanzitutto considerare il grado di rischio idrogeologico, dal momento che, in base a un recente studio pubblicato dalla Banca d’Italia, ben un quarto delle abitazioni italiane si dimostra particolarmente vulnerabile in caso di alluvioni, il che si traduce in una perdita di valore per almeno 3 miliardi di euro all’anno.

A ciò si aggiunge un altro dato allarmante, fornito questa volta dall’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale: il 20% della popolazione italiana risiede in aree sensibili al rischio di alluvione, mentre il 2,2% abita in zone a rischio frane.

Come il cambiamento climatico impatta sul valore degli immobili: le regioni più a rischio

Un tema importante riguardo a come il cambiamento climatico impatta sul valore degli immobili riguarda l’individuazione delle aree più a rischio, che si concentrano principalmente attorno al distretto idrico del Po.

In testa c’è l’Emilia-Romagna, regione all’interno della quale non solo scorre il Grande Fiume, ma dove è anche presente un diffuso reticolo di canali secondari: qui il cambiamento climatico ha determinato una perdita dello 0,71% della ricchezza abitativa totale.

Seguono Toscana e Liguria, per le quali si prevede una perdita dello 0,5%.

Le regioni con il rischio più basso sono invece il Molise e la Basilicata, per le quali è attesa una perdita inferiore addirittura allo 0,05%.

Come il cambiamento climatico impatta sul valore degli immobili: al nord le case che valgono di più, ma il rischio è maggiore

Un altro aspetto interessante da approfondire su come il cambiamento climatico impatta sul valore degli immobili è rappresentato da un paradosso piuttosto singolare: considerando il patrimonio abitativo italiano nel suo complesso, si evince che le abitazioni di maggior valore sono concentrate soprattutto nelle regioni del nord Italia, ossia Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, che tuttavia rientrano nella top 10 delle aree più esposte al rischio idrogeologico.

Nello specifico, il valore residenziale nel nord ovest ammonta a 1,695 miliardi di euro, al nord est 1.289, mentre al centro è di 1.381 miliardi di euro, al sud 995 e nelle isola 485.

Il problema è che al nord, che da solo presenta un valore residenziale di quasi 3 miliardi di euro, molte case sono state costruite in zone che attualmente sono considerate a rischio, con la conseguente possibilità – sempre più concreta – di perdere miliardi di euro a causa della crisi climatica, e delle alluvioni in particolare.

Come il cambiamento climatico impatta sul valore degli immobili e cosa si sta facendo

Abbiamo visto come il cambiamento climatico impatta sul valore degli immobili in maniera piuttosto significativa, ma ora è il momento di considerare ciò che si sta facendo a livello pratico per arginare il fenomeno.

Che, in realtà, è molto poco.

A oggi, infatti, l’impatto della crisi climatica sul valore degli immobili è arginato da misure come bonus ristrutturazione, green e sisma, che secondo l’Agenzia delle Entrate hanno generato un volume d’affari pari a circa 30 miliardi di euro.

Il problema però è che c’è ancora un enorme lavoro da fare a livello di ristrutturazione: gli interventi sugli edifici residenziali si attestano al 3%, mentre su quelli commerciali si fermano al meno del 2%.

Le criticità riguardanti il patrimonio immobiliare italiano sono principalmente due: da un lato la costruzione degli edifici su territori esposti a rischio idrogeologico, e dall’altro l’insufficienza energetica che caratterizza molti di questi immobili, a causa della loro vecchia costruzione.

Va da sé che, per non perdere un valore stimato tra il 15 e il 35% entro il 2050, l’unica strada per contrastare l’impatto della crisi climatica sul mercato immobiliare, unitamente alla cura del territorio, sia la ristrutturazione degli edifici e il loro efficientamento energetico.