Una delle sfide più importanti che architetti e ingegneri sono chiamati ad affrontare riguarda la creazione di spazi che possano concretamente promuovere l’inclusione sociale.

Quando si parla di architettura inclusiva, quindi, si intende anche l’aspetto emotivo del design urbano, diventato negli ultimi anni una vera e propria priorità per gli addetti ai lavori.

Si tratta comunque di un concetto ancora relativamente nuovo e, di conseguenza, è ancora aperta la questione relativa a come ottenere spazi realmente inclusivi.

Scopriamo allora che cos’è l’architettura inclusiva e qual è il suo stato dell’arte attuale.

Che cos’è l’architettura inclusiva: una definizione

Che cos’è l’architettura inclusiva? Si tratta di un’idea semplice e complessa al tempo stesso. Semplice, perché lo è il concetto su cui si basa: promuovere l’integrazione sociale attraverso il design urbano creando spazi accessibili a tutti.

Complessa, perché coinvolge molti aspetti dell’architettura, dell’ingegneria e del design urbano e pertanto richiede la massima sinergia del lavoro tra i diversi attori coinvolti.

Che cos’è l’architettura inclusiva: progettare un ambiente accessibile

L’obiettivo principale dell’architettura inclusiva, come abbiamo visto, consiste nel progettare ambienti accessibili al maggior numero di persone possibile, indipendentemente da fattori quali età, sesso e disabilità.

Per raggiungere questo scopo, è necessario seguire i principi cardine del design inclusivo.

Scopriamo quali sono.

Che cos’è l’architettura inclusiva: creare spazi alla portata di tutti

Progettare spazi realmente inclusivi è una sfida non da poco. Se ci pensiamo, infatti, si tratta di un’attività che implica il pensare a ogni singolo tipo di ostacolo che un determinato spazio potrebbe presentare, considerando nel complesso le categorie più vulnerabili della società.

Una sfida difficile, ma non impossibile.

Per cominciare, gli spazi definibili come “inclusivi” devono essere realizzati in modo che tutti possano usarli in modo facile e sicuro. Il design di questi ambienti, però, deve possedere anche un’altra caratteristica e cioè essere reattivo, nel senso che è fondamentale raccogliere gli input da un lato e i feedback dall’altro dei suoi utenti.

Un’altra peculiarità degli spazi inclusivi risiede nella loro flessibilità, che si traduce nella possibilità, da parte di persone diverse, di utilizzarli in base ai propri bisogni.

Da non dimenticare anche aspetti come comodità e ubicazione degli spazi stessi, intimamente legati al concetto della fruibilità da parte di tutti, indipendentemente da eventuali disabilità.

Per capire non solo che cos’è l’architettura inclusiva ma come si concretizza bisogna infine considerare la progettazione di spazi che siano effettivamente realistici e realizzabili, il che costituisce la parte più impegnativa del lavoro di architetti e ingegneri.

Che cos’è l’architettura inclusiva e che impatto ha

L’importanza di progettare e creare spazi urbani realmente inclusivi – cioè accessibili a tutti – rappresenta un’indiscussa priorità per i professionisti del settore.

L’impatto di questo tipo di architettura sulla nostra società, infatti, potrebbe essere incredibilmente positivo, da numerosi punti di vista: innanzitutto questi spazi ci aiutano a riconoscere l’eterogeneità propria delle nostre comunità, valorizzando la diversità in ogni suo aspetto. In secondo luogo, l’architettura inclusiva riguarda veramente tutti, dai neonati agli anziani.

Essere in grado di offrire spazi universalmente accessibili significa rimuovere le barriere, sia fisiche che sociali, promuovendo di conseguenza una migliore interazione sociale, poiché tutti quanti hanno la possibilità di partecipare alle attività quotidiane allo stesso modo.

Che cos’è l’architettura inclusiva e cosa significa rendere gli spazi accessibili a tutti

Nel momento in cui si tenta di rispondere alla domanda relativa a che cos’è l’architettura inclusiva, bisogna riflettere su un tema importante: rendere i diversi ambienti, domestici e urbani, facili da usare per tutti significa, nel concreto, considerare anche fattori come la segnaletica, l’illuminazione e i materiali.

Ma non solo. È anche importante valutare le modalità di trasporto verso e dentro un edificio, dalle strade ai parcheggi, dalle passerelle a eventuali percorsi studiati ad hoc.

L’accesso a un edificio, per esempio, nell’ambito dell’architettura inclusiva non è riconducibile solo alle modalità in cui è disposto ma richiede anche che le persone ricevano informazioni sufficienti per far sì che si sentano sicuri di poter accedere a quel determinato spazio.

In questo senso, cioè da un punto di vista intellettuale ed emotivo, si progettano gli spazi secondo i criteri dell’architettura inclusiva. Il focus di questo innovativo approccio a una disciplina complessa e ricca di sfaccettature come l’architettura, infatti, deve rimanere l’importanza – fondamentale – dell’opportunità, da parte di qualunque categoria di persone, di fruire di tutti gli spazi e gli elementi presenti all’interno di un edificio.