I cambiamenti climatici hanno trasformato molte aree del pianeta e i loro effetti si ripercuotono sulla nostra quotidianità: sempre più spesso abbiamo a che fare con estati troppo calde o siccitose, inverni miti o periodi alluvionali.
L’impatto dell’uomo sull’ambiente è molto forte e le attività antropiche sono ritenute dagli scienziati di tutto il mondo le principali responsabili del global warming.
Negli ultimi anni, tuttavia, il tema della sostenibilità ambientale è tornato alla ribalta e sono sempre di più le persone che scelgono di sposare uno stile di vita eco-friendly. Parallelamente, in tutti i campi dell’industria la tendenza è quella di virare con decisione verso una direzione più green, con interventi concreti che possano effettivamente avere un impatto ambientale minore.
Oggi, anche chi decide di ristrutturare casa può farlo in maniera ecosostenibile. Ecco alcuni consigli utili.
Ogni giorno, produciamo tonnellate e tonnellate di rifiuti. Con la maggiore diffusione della raccolta differenziata, fortunatamente, una gran parte viene recuperata e restituita a nuova vita. Anche quando si ristruttura casa, è possibile puntare su materiali di riciclo.
Un esempio classico è il legno, che, opportunamente trattato e lavorato, può ritornare a essere un importante elemento sia dal punto di vista strutturale, per la realizzazione di travi o pannelli, che dell’arredamento: con il legno riciclato, infatti, possono essere realizzati mobili e complementi d’arredo che nulla hanno da invidiare a quelli costruiti con materiali nuovi di zecca.
Un altro consiglio utile per chi vuole scoprire come ristrutturare casa in modo eco-sostenibile consiste nel fare una dettagliata analisi di ciò che si può modificare, riparare o trasformare anziché buttare via.
Prima di avviare i lavori di ristrutturazione, dunque, è buona norma effettuare un check di cosa può essere recuperato: piastrelle, rivestimenti, lampadari o appliques ancora in buono stato, cornici e modanature. Si tratta di un accorgimento molto importante non solo per sprecare di meno – e, di conseguenza, essere più ecologici – ma anche per risparmiare denaro. In fondo, se tanti oggetti e materiali si possono ancora riutilizzare, perché buttarli via solo in vista di una ristrutturazione?
Come ristrutturare casa in modo ecosostenibile e, nel contempo, offrire un aiuto concreto a chi ne ha più bisogno? Un’ottima idea per farlo consiste, per esempio, nella scelta di donare ciò che altrimenti verrebbe gettato via. In tutta Italia esistono moltissime realtà che si occupano delle persone più fragili e svantaggiate come la caritas e alle quali ci si può rivolgere per regalare mobili e suppellettili che non si utilizzeranno più una volta che la casa avrà cambiato look.
Negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di efficienza energetica, indicando con questa espressione tutto ciò che permette di avere un ridotto impatto ambientale attraverso una diminuzione dei consumi. Una delle modalità più diffuse per essere efficienti dal punto di vista energetico, soprattutto nel momento in cui si sceglie di ristrutturare casa, consiste nell’optare per elettrodomestici di classe A+++, che nella scala dei consumi energetici condivisa da tutti i Paesi UE rappresenta quella più virtuosa.
Le classi energetiche, infatti, esprimono i consumi annuali in kW e ordinano i prodotti secondo una gerarchia che va dalla lettera A+++ (che indica, appunto, apparecchi con consumi minimi) alla lettera G, che denota invece i dispositivi più dispendiosi in termini di consumi energetici.
La suddivisione viene fatta anche per colori, passando dal verde scuro per i prodotti con la massima efficienza al rosso per quelli con un consumo più elevato. Se si vuole ristrutturare casa in modo ecosostenibile, quindi, occorre prestare attenzione all’etichetta energetica che, in base alle disposizioni di legge in materia, deve essere apposta sugli elettrodomestici in modo ben visibile, scegliendo gli apparecchi che presentano una classe energetica elevata, come appunto la A+++.
Quando si intraprendono dei lavori di ristrutturazione una delle voci più importanti consiste nei colori: basta dare una rapida occhiata alle diverse stanze della propria casa per rendersi immediatamente conto di quanti elementi siano verniciati: pareti, mobili, serramenti, caloriferi e tanto altro ancora. Occorre tuttavia ricordare che la vernice è pur sempre un composto chimico e, in quanto tale, un prodotto poco ecologico.
Oggi, però, stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione in quest’ambito, perché sono sempre più numerose le aziende produttrici di vernici che scelgono di implementare la ricerca e lo sviluppo di soluzioni eco-friendly. Ecco allora che, tanto per la laccatura dei mobili quanto per l’imbiancatura delle pareti, è facile trovare sul mercato prodotti con un ridotto impatto ambientale, che presentano una bassa percentuale di VOC (composti organici volanti) e di formaldeide. Le vernici ecologiche possono essere realizzate con materie prime di origine rinnovabile e, oltre a rappresentare un’opzione green per la propria casa, sono anche sicure dal punto di vista della salute.
Come ristrutturare casa in modo ecosostenibile? Tra le tante opzioni che abbiamo elencato non possiamo dimenticare anche un aspetto fondamentale, ossia quello dell’isolamento termico: è bene ricordare, infatti, che più una casa è protetta da spifferi, freddo e umidità, minori saranno i consumi e, di conseguenza, ridotto sarà l’impatto ambientale.
Per assicurare alla propria abitazione un ottimo isolamento termico esistono numerose possibilità, dall’applicazione di un cappotto alla scelta di infissi e serramenti di qualità, resistenti all’azione degli agenti atmosferici e in grado di proteggere adeguatamente gli ambienti domestici da caldo e freddo.
Per ristrutturare casa in chiave green un’interessante soluzione consiste nell’installare pannelli solari, che garantiscono ottime performance e allo stesso tempo possono avere un impatto determinante sui consumi (e, dunque, anche sulle bollette dell’energia).
Prima che comparisse il Covid-19, quanti di noi avevano consapevolezza che l’aria indoor, lungi dall’essere salubre, è almeno cinque volte più inquinata di quella esterna?
Certamente l’attuale allerta circa possibili contagi e conseguenti comportamenti per ridurli al minimo ha favorito la diffusione di maggiori informazioni sul tema.
Anche l’Osservatorio dell’Istituto Superiore di Sanità ha riscontrato una maggiore sensibilità verso le questioni legate all’inquinamento indoor.
Si è compreso il preciso ruolo che oggi rivestono gli edifici nella prevenzione e nell’evoluzione delle azioni di promozione della salute di tutti noi cittadini.
Ma è forse a partire dal semplice #iorestoacasa che la connessione diretta tra qualità dell’aria indoor nelle abitazioni ed effetti sulla salute è stata più evidente.
In questo caso, è fondamentale, nell’ottica post Covid-19, ma anche in generale, garantire un’elevata ventilazione degli ambienti ricorrendo al ricambio d’aria.
Ed a questo proposito è bene sottolineare che, soprattutto in ambienti di grandi dimensioni, sarebbe meglio dotarsi di impianti di climatizzazione che utilizzino il più possibile aria esterna.
Negli impianti in cui è previsto anche il ricircolo dell’aria tra gli ambienti-aria che viene in parte ripresa e re-immessa, si presenta un problema: se in un ambiente c’è una persona infetta, l’aria viene ricircolata e re-immessa in tutti gli altri ambienti.
Condizione fondamentale , in questa tipologia di impianti, è dunque scegliere di chiudere tutte le serrande di ricircolo e far funzionare gli impianti solo usando aria esterna.
Esiste poi il problema della filtrazione: se si prende dell’aria esterna, che si presume non essere particolarmente inquinata da batteri e virus, i filtri sono utili per trattenere le polveri. Nel caso in cui si voglia trattenere anche batteri e virus, bisognerebbe utilizzare filtri HEPA specifici, ad altissima efficienza.
Al fine di migliorare e sostenere con continuità il miglioramento della qualità dell’aria interna si devono considerare gli strettissimi rapporti che intercorrono tra “qualità e funzionalità” della casa progettata per soddisfare e svolgere i diversi compiti, le attività, la vulnerabilità e sensibilità delle persone, i livelli di concentrazione degli inquinanti chimici e biologici ed infine i livelli di esposizione in casa.
Gli inquinanti sono legati alle varie sorgenti in casa (dai materiali da costruzione, ai prodotti per la pulizia, alla cattiva gestione e manutenzione degli impianti di ventilazione e climatizzazione).
In questi anni abbiamo dimenticato il ruolo cruciale che rivestono i ricambi dell’aria sulla qualità dell’aria indoor stessa, sulla prevenzione e promozione della salute.
Spesso si dimentica l’impatto positivo che può avere la semplice apertura delle finestre sulla diluizione delle concentrazioni dei diversi inquinanti, della C02, dell’umidità e degli odori.
Gli interventi non possono essere orientati esclusivamente al tema dell’isolamento, del contenimento e dell’efficientamento energetico degli edifici.
Essi possono avere come risultato quello di alterare o peggiorare la qualità dell’aria, le condizioni microclimatiche e la naturale aerazione dell’edificio ma devono seguire degli approcci funzionali sotto molti aspetti noti di tipo integrato e regolari, in grado di contribuire al miglioramento complessivo della qualità dell’aria indoor.
L’attività di manutenzione e pulizia degli impianti deve far parte di un approccio globale di mitigazione del rischio.
Nei documenti ISS è stata richiamata la necessità di adeguare le procedure di manutenzione a quelli che sono gli attuali rischi per la salute. Non hai ancora effettuato la manutenzione dei climatizzatori? Contattaci ed un nostro esperto ti raggiungerà.
Il risparmio energetico è diventato una vera preoccupazione per le famiglie italiane. Per questo motivo è importante ristrutturare la casa al fine di migliorare l’efficienza energetica.
Le motivazioni possono essere diverse: ridurre la bolletta dell’elettricità o minimizzare l’impatto sull’ambiente. Tuttavia, l’ecologia è al centro del dibattito e oggi lo Stato e le autorità locali stanno istituendo un aiuto finanziario per consentire a tutti gli Italiani di rinnovare con successo le loro case migliorando l’efficienza energetica.
La preoccupazione principale delle famiglie italiane è quella di risparmiare energia per ricevere una bolletta più bassa.
Alcune persone scelgono anche di risparmiare denaro per limitare il loro impatto sull’ambiente. Il consumo di energia rappresenta il 30% delle emissioni inquinanti di un Italiano e oggi lo Stato incoraggia le famiglie Italiane a ridurre le loro emissioni inquinanti grazie a numerosi lavori di ristrutturazione finanziati (parzialmente) dallo Stato e/o dalle autorità locali.
Il risparmio energetico inizia non appena viene firmato il contratto energetico con un fornitore di energia elettrica. E’ necessario stipulare un contratto energetico adeguato alle esigenze della famiglia: superficie dell’abitazione, numero di abitanti, abitudini di consumo, stile di vita, ecc.
È possibile consultare facilmente un comparatore dei diversi fornitori di energia elettrica per confrontare le diverse offerte: prezzi, opzioni, ecc. Il prezzo per kWh è importante, ma assicuratevi di sottoscrivere un’offerta in cui il prezzo per kWh rimanga fisso per evitare di essere soggetti a variazioni del prezzo per kWh (aumenti e diminuzioni).
Eni, Iren, Coop luce e gas, Edison: un buon modo per scegliere il fornitore di energia elettrica?
I comparatori consentono ai consumatori di confrontare i prezzi delle offerte dei fornitori di energia elettrica, ma il prezzo di un contratto energetico non è l’unico criterio per scegliere il fornitore di energia elettrica giusto.
Le opinioni dei consumatori (disponibili sui forum e sui siti web ufficiali dei fornitori) sono un buon indicatore per avere un’idea migliore della qualità del “cliente” del fornitore di energia.
I costi energetici possono essere drasticamente ridotti con poche azioni quotidiane e/o lavori di ristrutturazione per i quali è necessario un budget più o meno elevato.
Tuttavia una casa perfettamente isolata permette di risparmiare energia a lungo termine.
Una casa mal isolata o non ben isolata è un vero e proprio abisso energetico ed economico, poiché gli occupanti devono surriscaldare e sfruttare l’energia per ottenere una temperatura piacevole nelle stanze principali.
Il tetto è il luogo principale dove il calore fuoriesce (30% di perdita di energia) con le pareti (25%) e le aperture, in particolare le finestre (13%).
La maggior parte dei lavori di isolamento si concentra su queste “aree a rischio” per ridurre il flusso d’aria e la perdita di calore. Il governo italiano incoraggia le famiglie ad effettuare ristrutturazioni energetiche per ridurre l’impatto sull’ambiente, in particolare. L’elenco completo dei bonus è disponibile sul sito web del Governo.
È necessario ricorrere a veri professionisti approvati per realizzare questi lavori di ristrutturazione ed evitare possibili delusioni e problemi in cantiere.
Nonostante gli aiuti finanziari concessi dallo Stato e dalle autorità locali, i lavori di ristrutturazione possono essere fuori dalla portata di alcune famiglie italiane, ma è sempre possibile adottare alcune piccole attrezzature a prezzi accessibili per ridurre le perdite di energia senza spendere diverse migliaia di euro. Queste “soluzioni” sono adatte solo a breve termine.
Il risparmio energetico contiene diversi parametri che devono essere presi in considerazione per ottimizzare le spese e ridurre significativamente il suo impatto sull’ambiente.
I pannelli solari valgono la pena a prescindere dalla presenza dell’Ecobonus? Certamente! I vantaggi sono i seguenti:
Inoltre non è necessario un permesso di costruzione per posizionare i pannelli solari. Avvertimento! Il posizionamento è vietato sui tetti di alcuni edifici (se si tratta di un edificio storico, ad esempio). Ti suggeriamo di contattare il tuo Comune per scoprire tutto sulla tua situazione specifica. Alcuni comuni, infatti, concedono un bonus. Quindi, informati!
La durata di un funzionamento efficace varia a seconda del produttore.
Le prestazioni dei pannelli solari possono essere garantite in media per 25-30 anni, ma è assolutamente possibile che i tuoi pannelli continuino a produrre elettricità più a lungo. I primi 25-30 anni dopo l’installazione solare sono considerati la “vita utile” del sistema, ma i pannelli possono ancora produrre elettricità per decenni a seguire. Basta pensare che il primo pannello solare moderno al mondo continua a produrre elettricità da 60 anni!
Hai intenzione di ristrutturare casa e di conseguenza migliorare l’efficienza energetica? Contattaci.
In questi mesi di alta sensibilità riguardo la qualità dell’aria, è fondamentale ancora di più la manutenzione degli impianti di climatizzazione. Essa deve essere eseguita con precisione e seguendo un programma di scadenze regolari.
Se la pulizia e la sostituzione dei filtri è una semplice operazione “fai da te” (in genere servono acqua e sapone, ma bisogna seguire le indicazioni dei produttori), gli interventi di manutenzione vanno affidati invece a personale qualificato e certificato, secondo quanto previsto dalla legge.
E’ infatti importante che l’impianto sia controllato periodicamente, almeno ogni due o tre anni secondo quanto consigliato dal Ministero della Salute, da un tecnico qualificato (e anche certificato se agisce sul circuito frigorifero) in grado di verificare che non siano perdite di gas refrigerante e che la macchina esterna e le unità interne funzionino correttamente tramite operazioni di manutenzione straordinaria.
I nostri esperti propongono interventi sempre approfonditi, sottolineando anche l’importanza di conservare con attenzione il libretto degli impianti, una sorta di “carta d’identità” di tutti gli impianti termici, compresi quelli per la climatizzazione estiva. Questo documentato va compilato dal tecnico che esegue i controlli periodici e la manutenzione e va conservato dall’utente.
In caso di mancata conservazione del libretto e di errata compilazione, sia l’utente sia il tecnico possono essere soggetti a sanzioni.
Si consiglia di effettuare almeno due operazioni di pulizia del condizionatore l’anno: la prima con l’arrivo dell’autunno, la seconda poco prima dell’inizio dell’estate. Si tratta per lo più di interventi generali, da realizzare per rimuovere lo sporco ed eventuali detriti accumulatisi all’interno del climatizzatore.
Per garantire una qualità dell’aria perfetta è possibile pulire il climatizzatore anche con dei prodotti igienizzanti, purché non aggressivi e dotati di proprietà antisettiche e antibatteriche.
Oltre alla pulizia della struttura interna del climatizzatore, è importante occuparsi anche dell’unità esterna. Questa componente è più esposta agli agenti atmosferici e dunque alla sporcizia. Anche qui valgono le stesse regole, perciò almeno una volta l’anno va smontata e pulita con molta cura.
La corretta e frequente pulizia del climatizzatore assicura diversi vantaggi, quali:
Ancora non hai installato il condizionatore? Contattaci subito. I nostri esperti ti raggiungeranno per fare un SOPRALLUOGO GRATUITO.
Riscaldare e raffrescare casa può costare molto, senza necessariamente raggiungere un buon grado di comfort. Capita se gli impianti sono datati, anche quando, di fatto, la vecchia caldaia è ancora funzionante.
Ma i sistemi tradizionali, oltre a non essere efficienti, inquinano molto. Esiste un modo per risparmiare sui consumi nel rispetto dell’ambiente e delle normative vigenti.
Le Caldaie a condensazione sono caratterizzati da basse emissioni inquinanti ed alta efficienza (oltre il 100%). Queste sono le caratteristiche di questo tipo di apparecchi, indicati per riscaldare gli ambienti e l’acqua per gli usi domestici. Si tratta dell’unico modello di caldaia a poter essere immesso sul mercato.
Nei modelli tradizionali, il calore generato all’interno del bruciatore durante la combustione veniva disperso nell’atmosfera. Nel caso della caldaia a condensazione invece rimane in parte nei fumi di scarico. Il vapore acqueo in essi contenuto, raffreddandosi, raggiunge il “punto di rugiada” ed i fumi condensano; l’energia termica recuperata da questo processo, energia latente, viene trasmessa allo scambiatore di calore, dov’è tenuta l’acqua per il riscaldamento che, di conseguenza, si alza e viene quindi inviata al sistema di riscaldamento dell’abitazione (radiatori o impianto a pavimento).
La caldaia a condensazione si compone di diversi elementi strutturali, nascosti dall’involucro metallico. Tra questi, il bruciatore, in cui il combustibile (gas) si miscela all’ossigeno innescando la combustione; lo scambiatore in acciaio, che trasmette il calore prodotto dalla combustione all’impianto di riscaldamento ed il sistema di regolazione, che ne gestisce il funzionamento.
Una caldaia di qualità utilizza materiali resistenti alla corrosione, come l’acciaio inox per lo scambiatore, in quanto la condensa è acida.
Esistono varie tipologie di caldaie a condensazione:
La caldaia a condensazione lavora a temperature di ritorno più basse rispetto a quelle di vecchi impianti. Quindi è l’ideale con pannelli radianti o radiatori a bassa temperatura. Ovviamente può sostituire un modello tradizionale abbinato ad un impianto a radiatori piuttosto datato, ad alta temperatura, però l’efficienza non raggiungerà i valori massimi. E’ consigliabile impostare la temperatura a max 50-55°C.
E’ quasi sempre impossibile installare una caldaia a condensazione al posto di un modello tradizionale obsoleto o non più funzionante, a patto che vi siano gli allacciamenti alla rete elettrica ed al gas ed una canna fumaria ad uso esclusivo.
L’Ecobonus è invariato e riguarda le spese sostenute per l’efficientamento energetico dell’edificio, in particolare per:
Il limite di spesa detraibile è di 30.000€ e comprende tutto ciò che è inerente il lavoro, anche l’installazione. Il 65% della spesa sostenuta verrà recuperato in 10 anni, dall’Irpef, in rate di uguale importo.
Come per tutti i Bonus ed Ecobonus, il pagamento va fatto solo in forma elettronica e tutta la documentazione va inviata entro 90 giorni dalla fine dei lavori collegandosi quì.
Sei di Milano e vuoi installare un impianto di riscaldamento? Richiedi subito un preventivo gratuito. I nostri esperti verranno a fare subito un sopralluogo!
In Italia ancora oggi gli impianti termici a radiatori sono i più diffusi. Se è vero, da una parte, che la loro sostituzione con sistemi alternativi comporta lavori invasivi, l’utilizzo di nuovi materiali e tecnologie li ha resi più performanti ed in grado di convivere in modo ottimale anche in abitazioni di nuova concezione.
Negli ultimi anni, inoltre, il design sempre più curato, lineare o dalle forme scultoree, ne ha ridefinito l’estetica. Al punto che i radiatori sono oggi sempre più integrati anche nei progetti d’arredo.
Il punto di partenza nella scelta degli impianti consiste nell’esame dei seguenti fattori: il primo, in particolare, incide sulla seconda ma anche su performance e costi. Occorre tener conto dell’uso che si farà del radiatore e delle nostre abitudini.
Usciamo di casa di prima mattina e vi ritorniamo solo tardi la sera? Avremo bisogno di termosifoni che si scaldino velocemente.
Se invece l’abitazione è “vissuta” durante il giorno, saranno preferibili prodotti che mantengano il calore più a lungo.
Alcuni materiali, come l’alluminio, saranno più indicati nel primo caso. Altri come ghisa ed acciaio nel secondo. Lo stesso vale per le finiture.
Essendo leggeri, i corpi scaldanti possono essere fissati anche a pareti di basso spessore. La principale caratteristica dei radiatori in alluminio (un vantaggio ma anche un limite) è però la bassa inerzia termica: in pratica, si scaldano in modo rapido e ciò permette di modulare e tarare l’impianto per avere calore solo quando serve, consentendo un notevole risparmio energetico.
L’ideale per le seconde abitazioni e quando si passa molto tempo fuori in casa. Per contro, i caloriferi realizzati in questo materiale si raffreddano altrettanto rapidamente.
L’alluminio, ricavato in genere dalla bauxite, è resistente alla corrosione e duraturo, quindi adatto anche in ambienti umidi come bagno e cucina. E’ inoltre riciclabile al 100% ed infinite volte senza che le sue qualità vengano meno.
I radiatori in acciaio si scaldano abbastanza velocemente ma non trattengono a lungo il calore dopo lo spegnimento dell’impianto, anche se si raffreddano meno velocemente dell’alluminio.
L’acciaio è inoltre un materiale molto resistente alla corrosione ed all’usura.
Il corpo scaldante inglobato in questi materiali può essere di tipo elettrico, quindi dotato di una resistenza interna oppure idraulico con le classiche tubature per l’acqua calda.
Il materiale ottenuto offre diversi pregi: è idrorepellente, antimuffa ed antibatterico ed in parte ripristinabile in caso di eventuali piccoli danneggiamenti.
L’estetica della superficie, oltre a richiamare la pietra, può anche essere personalizzata con un motivo a propria scelta.
La ghisa ha elevata inerzia termica, quindi i radiatori si riscaldano lentamente e trattengono a lungo il calore anche dopo lo spegnimento dell’impianto. Vanno bene per un uso continuativo, per contro sono molto pesanti.
Oggi sono pochi i modelli presenti sul mercato, anche se negli ultimi anni sono stati proposti modelli in stile vintage che abbinano un’estetica tradizionale a colori di tendenza.
Le declinazioni offerte dai radiatori sono infinite ma si possono catalogare in tre principali tipologie:
La superficie del radiatore, indipendentemente dal materiale, è liscia ed omogenea, ottenuta tramite un processo di lavorazione in diverse fasi. Quella finale consiste in genere nella verniciatura epossidica a base di polveri, fissate alla superficie con un trattamento ad alta temperatura che ne evita la corrosione e le rende molto resistente e bella nel tempo.
Ampia è la gamma di colori e finiture, dal classico bianco, alle tonalità Ral, fino a quelle cromate, sabbiate e lucide. Occorre però considerare che non tutte offrono la stessa resa termica. In particolare, le superfici cromate riducono l’emissione di calore per irraggiamento del 30% circa rispetto ad uno stesso modello colorato o bianco.
La Legge di Bilancio 2020 ha confermato le detrazioni per la ristrutturazione edilizia, per la riqualificazione energetica ed il Bonus Mobili.
La sostituzione dei radiatori rientra nel primo caso e dà diritto ad un bonus del 50% da detrarre dall’Irpef. Lo stesso vale per l’installazione di valvole termostatiche su termosifoni esistenti.
Con i modelli elettrici si può ottenere il bonus mobili sempre al 50%. La detrazione massima per unità immobiliare rimane di 96 mila euro.
Più sostanzioso l’Ecobonus al 65% ma per beneficiarne è necessario migliorare l’efficienza energetica della casa, quindi rinnovare l’impianto, per esempio installando anche una nuova caldaia a condensazione con sistema di termoregolazione.
Come documentare l’efficienza della casa: dall’APE ai sistemi LEED e GBC
Dal 2009 è obbligatorio certificare le prestazioni energetiche degli immobili. La normativa a tale riguardo ha subito, nel tempo, diverse modifiche.
Oggi è l’APE, attestato di prestazione energetica, il documento specifico obbligatorio che descrive le caratteristiche energetiche di un edificio. Si tratta di uno strumento di controllo utile (e necessario) nei momenti di acquisto e locazione di un immobile. In più è usato per garantire maggior trasparenza sulla qualità di un involucro. Tale attestazione, come da DM 26 giugno 2015, certifica infatti il rispetto dei requisiti minimi di prestazione energetica di un edificio, con l’obiettivo di portare un miglioramento delle prestazioni energetiche del patrimonio immobiliare italiano complessivo.
Ed è in quest’ottica che vengono proposti anche altri protocolli energetici, che restano volontari, i quali si diversificano per metodo, variabili studiate e criteri di controllo.
Oltre all’APE (nelle sue variabili regionali), gli eco-sostenibili possono disporre di altre certificazioni, tra le quali Casa-Clima e LEED, che accompagnano il committente in ogni fase della casa, dalla nuova edificazione alla ristrutturazione fino al monitoraggio delle prestazioni, per garantire il rispetto dei parametri che definiscono una casa energeticamente efficiente.
L’attestato APE esprime la classe energetica di un edificio o di una unità immobiliare in termini di kilowattora consumati all’anno per metro quadrato (kWh/mq anno) dai servizi energetici presenti.
In sostanza, vengono stimati i consumi energetici per la climatizzazione invernale ed estiva, la ventilazione meccanica, la produzione di acqua calda sanitaria, l’illuminazione ed il trasporto di persone o cose e viene sinteticamente espressa l’efficienza energetica dell’immobile, per mezzo dell’indice di prestazione energetica globale non rinnovabile, con una lettera: dalla G, la meno efficiente, alla A+, la più efficiente.
Per tutte le nuove costruzioni, a seguito di ristrutturazione importante o di riqualificazione energetica, l’APE è obbligatorio. Se l’unità immobiliare non è già dotata di APE, perché datata, è obbligatorio redigerla anche solo per la vendita o locazione.
L’APE deve essere redatto dal certificatore, così come individuato dal DPR 16/04/2013 n°75: ossia da società di servizi energetici (ESCO) e tecnici abilitati che non siano coinvolti nella progettazione, realizzazione, fornitura di materiali relativa all’immobile, né coniuge o parente fino al quarto grado del richiedente l’APE.
Secondo la normativa nazionale, sono tecnici abilitati all’esercizio della professione relativa alla progettazione di edifici ed impianti asserviti agli edifici stessi, come architetti ed ingegneri o coloro che abbiano adeguato titolo di studio ed un attestato di frequenza di un corso specifico per la certificazione energetica degli edifici.
Le Regioni hanno facoltà di inserire ulteriori criteri restrittivi per la figura del certificatore energetico, come il superamento di corsi specifici e l’iscrizione in appositi elenchi.
Il costo dell’APE varia in relazione alle dimensioni ed alla possibilità di redazione in forma semplificata; per esemplificare si può considerare un prezzo base medio di 200-250€ per un alloggio nuovo con caratteristiche standard.
Il documento vale per 10 anni, sempre che non intercorrano modifiche edilizie o impiantistiche che vadano ad incidere sulla prestazione energetica globale del fabbricato.
La data della validità è riportata nella prima pagina dell’APE, sul lato destro.
L’APE non ha di per sé un valore quantificabile sul mercato immobiliare, se non il suo costo vivo. Piuttosto, ha consentito che i costi per il fabbisogno energetico diventassero progressivamente una variabile economica importante nella valutazione di una casa.
Sempre più spesso chi compra casa confronta il maggior costo di un alloggio nuovo ed efficiente con il minor costo di un alloggio esistente energivoro, da ristrutturare ed al quale devono essere applicati i costi di riqualificazione energetica oltre che quelli della semplice ristrutturazione.
Ciascun appartamento deve avere un APE, con riferimenti catastali univoci, così come eventuali unità immobiliari non residenziali (negozi ed uffici). In condominio, in caso di alloggi con caratteristiche assimilabili in fatto di forma, esposizione e materiali, i calcoli risultano semplificati.
Questa certificazione è prodotta da un ente terzo: Agenzia per l’Energia CasaClima.
Il protocollo è caratterizzato da un iter complesso che punta al controllo del rispetto dei parametri e dei criteri stabiliti ed alla qualità costruttiva.
L’iter di certificazione CasaClima, infatti, inizia dall’invio, da parte del committente/tecnico, della documentazione relativa alla progettazione energetica. Il tecnico viene supportato dall’Agenzia durante tutto il percorso della certificazione, con la possibilità, qualora emergano delle criticità, di integrare o valutare soluzioni energeticamente più performanti.
Il costo della certificazione CasaClima è definito da un tariffario in base alla superficie netta riscaldata (SNR). Per edifici con SNR fino a 300 mq è di 1.500€ + IVA, comprese le spese per i sopralluoghi in cantiere, che sono un aspetto fondamentale della certificazione.
Il percorso per la certificazione CasaClima prevede, oltre alla richiesta di una dettagliata documentazione fotografica, anche lo svolgimento durante la costruzione dell’edificio di almeno due sopralluoghi per verificare la corrispondenza con il calcolo energetico effettivo e la documentazione presentata.
Nel caso dell’APE, solo dal 2015 è obbligatorio almeno un sopralluogo da parte del tecnico incaricato. Questi poi accredita l’APE presso l’ente di accreditamento di competenza, il quale ha l’obbligo di fare solo il 2% oppure il 5% (dipende dalle Regioni) di controlli sugli APE certificati.
CasaClima fa un controllo del 100% dei propri certificati.
L’Agenzia, inoltre, richiede un test finale di tenuta all’aria (Blower Door Test) per verificare sia la tenuta all’aria sia la qualità costruttiva dell’edificio. Un edificio senza infiltrazioni d’aria evita non solo perdite energetiche ma garantisce l’assenza di formazione di possibili punti di degrado.
GBC Italia (Green Building Council Italia) è un’associazione no profit che fa parte della rete internazionale dei GBC presenti in molti altri paesi. Grazie ad un accordo di partenariato con USGBC, GBC Italia adatta alla realtà italiana e promuove il sistema di certificazione indipendente LEED. In più, ha ideato una serie di altri sistemi di certificazione, GBC, a misura del patrimonio edilizio nazionale.
I protocolli energetico-ambientali LEED e GBC prendono in considerazione una pluralità di altri aspetti, oltre all’efficienza energetica: l’impatto dell’edificio sul sito di costruzione, la sua interazione con i trasporti e la mobilità di prossimità, la gestione dell’acqua, i materiali impiegati, la gestione e lo smaltimento dei rifiuti prodotti, il comfort e la salubrità degli spazi interni.
LEED BD + C è specifico per edifici di nuova costruzione o in corso di ristrutturazione (ampi complessi residenziali)
LEED O + M è adatto per gli edifici esistenti sottoposti ad interventi di miglioramento e comprende attività di gestione e manutenzione.
LEED ND si applica ai nuovi progetti di sviluppo di quartiere o a progetti di riqualificazione.
GBC HOME è specifico per gli edifici residenziali e le piccole strutture ricettive.
GBC Historic Building è rivolto agli edifici storici costruiti prima del 1945. Si applica ad interventi di restauro, riqualificazione o recupero, anche di parziale integrazione, nell’ambito di interventi che coinvolgono elementi rilevanti degli impianti di climatizzazione ed il rinnovo o la riorganizzazione funzionale degli spazi interni, compatibilmente con la salvaguardia dei caratteri tipologici e costruttivi dell’edificio.
GBC Quartieri si applica a progetti di nuovo sviluppo o rigenerazione di quartieri.
GBC Condomini, in fase sperimentale, è l’ultimo protocollo GBC Italia ideato per dare una risposta concreta ed il supporto all’esigenza di riqualificazione profonda degli edifici residenziali condominiali: questo protocollo non si applica ai casi di demolizione e ricostruzione dell’esistente.
All’interno dei diversi protocolli è richiesta una particolare attenzione agli aspetti energetici.
Quasi sempre viene richiesta la simulazione energetica dinamica, una metodologia che permette di simulare il reale funzionamento dell’edificio fornendo così delle stime molto più precise dei consumi energetici rispetto al calcolo di norma effettuato per la redazione dell’APE.
La simulazione energetica dinamica permette di inserire in modo dettagliato non solo le caratteristiche tecniche dell’edificio, ma anche le modalità di utilizzo da parte degli utenti.
Nel caso poi degli edifici esistenti, il protocollo GBC Condomini, che è in fase sperimentale e sarà attivato a breve, richiede che sia effettuata la diagnosi energetica, che consiste nello studio dello stato di fatto, delle condizioni d’uso reali e delle possibili soluzioni di intervento che ottimizzino il rapporto costi-benefici con l’obiettivo di ottenere un maggior livello di comfort associato ad una minore spesa energetica.
Utilizzare i protocolli LEED e GBC per progettare e costruire il proprio immobile e la propria casa significa ottenere un risultato integrato di confort ed efficienza superiori a quelli garantiti dai tradizionali approcci.