Prima che comparisse il Covid-19, quanti di noi avevano consapevolezza che l’aria indoor, lungi dall’essere salubre, è almeno cinque volte più inquinata di quella esterna?
Certamente l’attuale allerta circa possibili contagi e conseguenti comportamenti per ridurli al minimo ha favorito la diffusione di maggiori informazioni sul tema.
Anche l’Osservatorio dell’Istituto Superiore di Sanità ha riscontrato una maggiore sensibilità verso le questioni legate all’inquinamento indoor.
Si è compreso il preciso ruolo che oggi rivestono gli edifici nella prevenzione e nell’evoluzione delle azioni di promozione della salute di tutti noi cittadini.
Ma è forse a partire dal semplice #iorestoacasa che la connessione diretta tra qualità dell’aria indoor nelle abitazioni ed effetti sulla salute è stata più evidente.
In questo caso, è fondamentale, nell’ottica post Covid-19, ma anche in generale, garantire un’elevata ventilazione degli ambienti ricorrendo al ricambio d’aria.
Ed a questo proposito è bene sottolineare che, soprattutto in ambienti di grandi dimensioni, sarebbe meglio dotarsi di impianti di climatizzazione che utilizzino il più possibile aria esterna.
Negli impianti in cui è previsto anche il ricircolo dell’aria tra gli ambienti-aria che viene in parte ripresa e re-immessa, si presenta un problema: se in un ambiente c’è una persona infetta, l’aria viene ricircolata e re-immessa in tutti gli altri ambienti.
Condizione fondamentale , in questa tipologia di impianti, è dunque scegliere di chiudere tutte le serrande di ricircolo e far funzionare gli impianti solo usando aria esterna.
Esiste poi il problema della filtrazione: se si prende dell’aria esterna, che si presume non essere particolarmente inquinata da batteri e virus, i filtri sono utili per trattenere le polveri. Nel caso in cui si voglia trattenere anche batteri e virus, bisognerebbe utilizzare filtri HEPA specifici, ad altissima efficienza.
Al fine di migliorare e sostenere con continuità il miglioramento della qualità dell’aria interna si devono considerare gli strettissimi rapporti che intercorrono tra “qualità e funzionalità” della casa progettata per soddisfare e svolgere i diversi compiti, le attività, la vulnerabilità e sensibilità delle persone, i livelli di concentrazione degli inquinanti chimici e biologici ed infine i livelli di esposizione in casa.
Gli inquinanti sono legati alle varie sorgenti in casa (dai materiali da costruzione, ai prodotti per la pulizia, alla cattiva gestione e manutenzione degli impianti di ventilazione e climatizzazione).
In questi anni abbiamo dimenticato il ruolo cruciale che rivestono i ricambi dell’aria sulla qualità dell’aria indoor stessa, sulla prevenzione e promozione della salute.
Spesso si dimentica l’impatto positivo che può avere la semplice apertura delle finestre sulla diluizione delle concentrazioni dei diversi inquinanti, della C02, dell’umidità e degli odori.
Gli interventi non possono essere orientati esclusivamente al tema dell’isolamento, del contenimento e dell’efficientamento energetico degli edifici.
Essi possono avere come risultato quello di alterare o peggiorare la qualità dell’aria, le condizioni microclimatiche e la naturale aerazione dell’edificio ma devono seguire degli approcci funzionali sotto molti aspetti noti di tipo integrato e regolari, in grado di contribuire al miglioramento complessivo della qualità dell’aria indoor.
L’attività di manutenzione e pulizia degli impianti deve far parte di un approccio globale di mitigazione del rischio.
Nei documenti ISS è stata richiamata la necessità di adeguare le procedure di manutenzione a quelli che sono gli attuali rischi per la salute. Non hai ancora effettuato la manutenzione dei climatizzatori? Contattaci ed un nostro esperto ti raggiungerà.