Dal green building finalizzato al contenimento energetico, dalla bioedilizia fino alle soluzioni per interni salubri.

Grazie alla bioedilizia è possibile ristrutturare casa rispettando la tua salute

La bioedilizia nasce come risposta ad una serie di esigenze legate ai problemi di salute dovuti alle sostanze chimiche contenute in alcuni materiali edili ed in prodotti di finitura. Ma anche all’emergenza ambientale di questi ultimi anni.

Si è sviluppata così la ricerca di un più efficace comfort indoor e di un incremento del risparmio energetico. Il prefisso bio si riferisce proprio alla necessità che progettazione, costruzione, selezione dei materiali, tecniche costruttive ed impiantistiche garantiscano la più alta salubrità dei luoghi per abitare e la migliore sostenibilità.

In linea con il concetto di sviluppo sostenibile, l’intento è quello di costruire o ristrutturare casa  in modo tale da soddisfare le richieste attuali. Dobbiamo evitare di compromettere le possibilità di sviluppo delle generazioni future.

La bioedilizia comporta quindi un impegno etico, culturale e tecnico maggiore rispetto a una costruzione tradizionale. Non esiste un modello universale riproponibile in ogni luogo. Esistono tecniche, materiali e buone pratiche del costruire che, di volta in volta, devono essere scelte e applicate al caso specifico.

Bioedilizia: dalle nuove costruzioni alle ristrutturazioni

I progetti di riqualificazione urbana portati a termine nell’ultimo biennio mettono in evidenza un nuovo e più efficiente modo di concepire l’architettura residenziale. Ciò riguarda sia le nuove costruzioni sia gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente.

Una nuova costruzione ed una ristrutturazione completa a misura sotto l’aspetto “bio” danno le migliori garanzie di risultato, centrando l’obiettivo. Ma risultati apprezzabili si possono ottenere anche con una ristrutturazione programmata nel tempo, a partire dalle necessità prioritarie che in genere coincidono con un minor consumo energetico.

Si prevede che, entro il 31 Dicembre 2020, tutti gli edifici di nuova costruzione saranno “ad energia quasi zero”. Ovvero edifici ad altissima prestazione energetica, il cui fabbisogno energetico, molto basso o quasi nullo, dovrebbe essere coperto quasi interamente da energia proveniente da fonti rinnovabili.

Inoltre, il Consiglio Europeo ha approvato un obiettivo, vincolante, di riduzione delle emissioni nazionali di gas ad effetto serra di almeno il 40% rispetto ai livelli registrati nel 1990, da attuarsi entro il 2030.

L’attività edilizia è uno dei settori industriali a più alto impatto ambientale

Dal punto di vista energetico, la qualità degli edifici italiani è molto bassa. La maggior parte di questi è in classe G. Il riscaldamento e la climatizzazione degli ambienti si pongono al secondo posto, dopo il traffico motorizzato, per emissioni di gas serra in atmosfera.

Per costruire nuovi edifici e nuove infrastrutture, per produrre materiali e per smaltire i rifiuti edili secondo i metodi tradizionali occorrerebbero fasce di territorio da occupare e grandi quantitativi di energia, oggi principalmente ancora prodotta da petrolio  e da fonti non rinnovabili. Da questi presupposti  scaturisce la necessità di ripensare ai metodi costruttivi ed a quelli dell’abitare.