Fornello + cappa, sono una delle “coppie” più problematiche da risolvere quando si tratta di acquistare la cucina. Ma ancora di più quando si intende cambiare la posizione del blocco operativo.

Per cucinare serve, ovviamente, un piano cottura. Ma di che tipo?

Oggi l’offerta è vasta, perché accanto ai tradizionali, ma sempre attuali, bruciatori a gas, si stanno diffondendo le piastre ad induzione. A volte, la scelta dell’una o dell’altra tipologia dipende dalla possibilità o meno di poter espellere i fumi di cottura attraverso la canna fumaria, che non è sempre presente, tramite una cappa.

Anche la posizione degli altri impianti (elettrico, gas ed idrico), se già esistenti, vincola la scelte progettuali ed il tipo di composizione.

Una zona cottura sull’ isola, in particolare, non è sempre facile da ricavare, quando sostituisce una cucina a parete. Al contrario, se l’intervento non cambia tipologia, ci saranno meno vincoli e quindi i lavori saranno semplificati.

4 tipologie di zona cottura con gli elettrodomestici più adatti per ciascuna

  • Zona cottura sull’isola da chef. Superattrezzata, è il sogno di chi nutre una vera passione per la cucina ed ama condividere il momento della preparazione. Richiede spazio, ma inserita nel living, diventa il cuore, operativo e conviviale della casa.

Libertà di movimento e possibilità di lavorare rivolgendosi ad altre persone sono le principali caratteristiche della zona cottura sull’isola. La distanza dalle pareti richiede una progettazione attenta, soprattutto quando, dovendo rinnovare i mobili della cucina, si intende cambiare sia il tipo di piano cottura, sia la sua collocazione.

Occorre perciò decidere prima l’esatta disposizione dell’isola nell’ambiente. Per evitare grossi interventi murari, la soluzione più pratica è la costruzione di una pedana in cui collocare gli impianti (idrico, elettrico ed eventualmente del gas) e di un controsoffitto, per la cappa. Per le prese degli elettrodomestici sarà utile prevedere delle “torrette” a scomparsa e barre a led sul balcone per illuminare efficacemente il top.

Anche se a vista sul soggiorno, l’isola può nascondere elettrodomestici, come il forno o la lavastoviglie, incassati nelle sue basi. Per quanto riguarda lavello e fuochi, oltre alle soluzioni filotop, si possono prevedere dei piani scorrevoli che coprono, all’occorrenza, la zona operativa. Soluzioni che permettono di aumentare la superficie di lavoro quando gli elementi sottostanti non sono utilizzati.

L’assenza di pensili, spesso considerati elementi di disturbo quando si cucina, è un tratto comune di molte zone cottura ad isola. Eppure, sono molto utili per avere gli strumenti da chef a portata di mano. In alternativa, si può pensare ad una struttura a giorno che inglobi cappa, vani di contenimento, piattaia e mensole.

La zona cottura sull’isola quali elettrodomestici richiede?

Nei numerosi programmi televisivi in cui sono protagonisti gli chef, spesso il piano cottura, anche per ragioni pratiche e di sicurezza, è ad induzione. Questo sistema innovativo ha tra i principali vantaggi l’alta efficienza energetica: il calore viene trasmesso laddove serve (sotto la pentola), senza dispersioni e con assoluta precisione. Sono però necessarie pentole con il fondo ferroso o in acciaio; lo chef dovrà perciò rinunciare ad utilizzare padelle in rame, alluminio e terracotta, talvolta suggerite per alcuni tipi di ricette.

I piani a gas, soprattutto in Italia dove il costo dell’elettricità è alto, non sono affatto superati. Al contrario, sono perfetti per certi tipi di cottura, come quella alla fiamma. Una soluzione di compromesso tra i due tipi di fornelli è il piano ibrido, con zone cottura ad induzione ed almeno una a gas, con bruciatore ad alta efficienza.

E la cappa? Per chi, come uno chef, cucina tanto (ed a maggior ragione se uno dei fuochi è a gas), serve un modello aspirante, collegato ad una canna fumaria.

  • Zona cottura sulla penisola che divide. E’ una soluzione indicata per ambienti di grandi e medie dimensioni, tipica delle composizioni a L o a U. Consente di ricavare un triangolo di lavoro regolare, che facilita le operazioni in cucina.

Perfetta per definire gli spazi, la penisola “operativa” offre molti dei vantaggi dell’isola, ma richiede minori interventi murari e sugli impianti. Per assicurare l’ergonomia mentre si lavora, se la zona cottura è collocata sul balcone, l’area lavaggio dovrebbe stare sul lato adiacente (quindi perpendicolare), separata da una porzione di piano di lavoro. Questo genere di disposizione è ancora più fruibile se nello stesso ambiente viene inserito anche un tavolo da pranzo. Nel caso di una composizione ad U, se l’ambiente non è molto grande, occorre fare in modo che lo spazio risulti agevole per i movimenti. Al contrario, se la superficie abbonda, è consigliabile, per comodità, che il “triangolo di lavoro” sia raggruppato nella parte inferiore della U.

Il piano cottura a gas  è ancora il più diffuso, grazie alla facilità d’uso e di regolazione, che avviene in modo istantaneo. Va considerato sicuro perché, per legge, deve essere dotato del dispositivo di sorveglianza di fiamma (termocoppia) o che interrompe l’erogazione del gas in mancanza di fiamma. E’ dotato di bruciatori, detti “fuochi”, di diverse potenze: più bassa quella degli “ausiliari”, più alta quella dei “rapidi” e degli “ultrarapidi”. Bruciatori speciali sono quelli a doppia, tripla e quadrupla “corona” ( i cerchi intorno alla fiamma), e quelli a fiamma verticale, più efficienti e dai consumi ridotti.  

Il fornello a gas deve essere abbinato ad una cappa aspirante  (o in alternativa una filtrante abbinata ad un elettroventilatore). Se il collegamento alla canna fumaria è complicato o non si vuole il condotto a vista, la soluzione più semplice è la realizzazione di un controsoffitto in cui inserire un particolare modello di cappa da incasso, che così risulterà completamente mimetizzata.

  • Zona cottura tradizionale, a parete. E’ la più diffusa e la più facile da progettare, tipica delle composizioni lineari, affiancate dal lavello e di quelle angolari.

La sostituzione e lo spostamento del piano cottura è (quasi) sempre fattibile.

Per ragioni di spazio, è la soluzione più gettonata: la zona cottura collocata contro la parete, a sé stante (se la composizione è a L, preferibile) oppure affiancata all’area lavaggio (se è risolta in un unico blocco lineare). Questo tipo di composizione è anche il meno complesso dal punto di vista impiantistico, anche quando si tratta di cambiare la disposizione dei mobili e/o di sostituire il piano cottura (passando, per esempio, dal gas all’induzione).

Se la cucina si sviluppa su un’unica parete, come spesso succede quando è a vista sul soggiorno, la zona cottura può essere schermata da pannelli scorrevoli oppure nascosta in un’armadiatura.

Il piano cottura ad induzione è adatto sia per le nuove installazioni, sia per le sostituzioni. E’ però sconsigliato l’incasso nella base con il forno, a meno di prevedere un’adeguata intercapedine tra i due elettrodomestici. Tanti i vantaggi: rendimento energetico elevato, tempi di cottura brevi, cottura uniforme, regolazione della temperatura di cottura, programmi speciali, sicurezza d’uso e facilità di pulizia.

L’induzione è particolarmente vantaggiosa nelle abitazioni dotate di pannelli fotovoltaici (è infatti energivora ed è facile oltrepassare i 3 kW della fornitura elettrica standard). I modelli più innovativi hanno zone “flessibili” (ospitano anche più di un tegame per volta) e/o “bridge” (due piastre adiacenti possono unirsi per ospitare pentole grandi). Anche se consigliabile, per questi piani non c’è l’obbligo di espellere i fumi tramite una cappa aspirante, salvo il fatto che i regolamenti locali lo prevedano.

  • Zona cottura mimetizzata nel bancone. La zona cottura sull’isola può essere invisibile: allora, non solo i fuochi, ma anche la cappa si fonde con il top. Il risultato? Un ambiente più arioso con la superficie di lavoro sfruttata al massimo.

Se la pianta è di medie dimensioni non si deve rinunciare a trasformare la vecchia cucina in una composizione con un’isola operativa. Basta fare delle scelte. Come sempre, la prima riguarda la cappa, il cui collegamento alla canna fumaria può non essere semplicissimo; lo  stesso apparecchio, poi, può risultare ingombrante. La zona cottura potrebbe essere attrezzata con una piastra ad induzione con sistema di aspirazione integrato. Come risolvere, invece, la zona pranzo? Se non c’è spazio sufficiente, si può rinunciare ad una soluzione tradizionale per un piano snack collegato al bancone, spostando il tavolo o, in alternativa, se ne può acquistare uno trasformabile.

Il piano aspirante  è una delle soluzioni idonee a questa tipologia di zona cottura. Si tratta di un piano cottura ad induzione che è anche cappa, ma con una particolarità: l’aria è aspirata non verso l’alto ma verso il basso da un apparecchio collocato al centro del fornello, sul lato corto o lungo. A vista, risulta solo una griglia. Fumi e vapori di cottura vengono convogliati all’esterno attraverso un canale collegato al foro posto alla base del piano oppure, se il sistema è filtrante, l’aria viene purificata e poi reimmessa nell’ambiente attraverso apposite griglie sotto le ante dei mobili, sulla mascherina di rialzo, collegate alla cappa tramite condotto.

Per la presenza di dispositivo di aspirazione, il piano ha un’altezza di incasso maggiore dello standard, in genere di 20 cm, che non permette di inserire il forno al di sotto. Inoltre, nella versione a 4 zone, ha una larghezza superiore ai 60 cm. Esistono poi i modelli con la cappa sul lato lungo del piano, a saliscendi o con alette apribili: l’uso ottimale si ha in cucine con “canale” retrostante o in isole e penisole a profondità maggiorata. I filtri del piano aspirante possono essere estratti dalla griglia e messi in lavastoviglie. L’interno può essere pulito, completamente in sicurezza. Una speciale valvola consente di scaricare eventuali liquidi versati.