Quello dell’arredo è un settore “fiore all’occhiello” dell’eccellenza italiana nel mondo e, nonostante il periodo contingente, resta un concentrato di talenti, vitalità ed energia.
Un nuovo convivio. Spesso ritagliata all’interno di un living aperto, la zona pranzo ne condivide materiali e colori, accogliendo arredi dalle forme architettoniche e ricercate.
2. Nella tradizione di Venezia, il liagò è una loggia esterna che permette alle case di respirare e di far entrare il sole. Pietro Lissoni reinterpreta il concetto, mantenendone la struttura ed i materiali, con un’anima funzionale.
3. Lampada a saliscendi. Torna oggi con nuove finiture e combinazioni di colore.
4. Nuovi materiali, come il marmo ricostruito nella finitura bianco candoglia, vengono usati singolarmente o in inedite combinazioni ampliando la collezione dei tavoli e sottolineandone le forme sinuose.
Il tavolo rotondo è quello più conviviale, elimina le gerarchie tra i commensali ed invita alla conversazione tutti i presenti. Nessuno escluso.
In salotto h24. L’area conversazione è fruibile nei diversi momenti della giornata e deve rispondere a requisiti di confortevolezza, estetica e flessibilità.
5. Una versione aggiornata, nel rispetto per il progetto originale e per l’ambiente, con l’utilizzo di materiali eco-compatibili e riciclabili, che la rendono anche più comoda.
6. Una rivisitazione dello chandelier, leggera e scenografica. Merito dello scheletro elementare, ma tecnicamente sofisticato, che accoglie i bulbi luminosi.
7. Le forme morbide ed arrotondate restituiscono immediatamente una sensazione visiva di estrema comodità. Le barre in metallo che sostituiscono i piedini aggiungono eleganza.
8. Camera da letto in tonalità dell’azzurro, grigio e verde, annuncia già nelle scelte cromatiche e nell’equilibrio compositivo degli arredi la vocazione al riposo ed alla tranquillità.
9. Carta da parati proposta anche su un nuovo supporto eco-friendly e 100% riciclabile.
10. Coppia letto-comodino funziona anche in termini di proporzioni e, per comodità d’uso, le rispettive altezze devono essere compatibili.
11. Cabina armadio autoportante. Completamente trasparente non pone vincoli per quanto riguarda la sua collocazione, anche a centro stanza.
12. Ampia testata imbottita, leggermente inclinata verso l’esterno, alleggerita dall’inserto in noce, materiale che definisce anche il profilo del letto.
Hai deciso di ristrutturare casa? Scegli il design Made In Italy, tra debutti e nuove interpretazioni. Contattaci!
Il Decreto Rilancio, oltre all’Ecobonus ed al Superbonus al 110%, ha introdotto lo sconto in fattura e/o la cessione del credito agli istituti di credito o altri intermediari finanziari.
Tramite i classici bonus puoi portare in detrazione parte o tutte le spese sostenute per differenti interventi edili ed impiantistici. In pratica, recuperi in più anni, parte o tutte le spese sostenute tramite degli “sconti” sulle tasse.
Facciamo un esempio di detrazione priva di sconto in fattura e cessione del credito.
Immagina di ristrutturare casa e di spendere 10.000 €. Sfruttando, ad esempio il bonus ristrutturazioni al 50%, l’Agenzia delle Entrate ti restituirà il 50% di quanto hai speso in 10 anni, tramite le detrazioni sulle tasse IRPEF che verserai allo Stato.
Quindi, per i 10 anni successivi all’intervento, pagherai 500 € di tasse in meno ogni anno: 500 € x 10 anni= 5.000 € (il 50 % di 10.000 €). In questo caso, dovrai pagare il tutto entro la fine dei lavori e in seguito i soldi ti verranno restituiti scalandoli dalle tasse.
Grazie allo sconto in fattura, spenderesti soltanto 5.000 €. Il restante 50% dei 10.000 € ti verranno anticipati dall’impresa che a sua volta li riprenderà dalla banca.
Il credito si puo anche “vendere” agli istituti bancari, che pero non lo acquista in parità, ma con percentuali diverse da istituto ad istituto.
Vale lo stesso nel caso del Superbonus al 110%. Ma in questo caso puoi decidere la restituzione del 110% di quanto hai speso in soli 5 anni, oppure farti anticipare il 100% dall’impresa.
Il Decreto ti permette di beneficiare dello sconto in fattura per le spese sostenute da luglio 2020 fino a dicembre 2021. Quindi di deve far riferimento al criterio di cassa: non conta la data di inizio dei lavori, ma è importante la data del pagamento della prestazione.
Ad esempio, i pagamenti effettuati a dicembre 2020 per un intervento iniziato a febbraio 2020, potranno fruire dello sconto in fattura e della cessione del credito. Questo nel caso di privati.
Le imprese individuali, le società e gli enti commerciali, dovranno far riferimento al criterio di competenza: farà fede la data di fine lavori, indipendentemente dall’avvio e dalla data dei pagamenti.
Secondo l’art. 121, comma 1 del Decreto Rilancio, in alternativa alla detrazione, potrai optare:
– Contributo, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto fino ad un importo massimo pari al corrispettivo dovuto, anticipato dal fornitore, il quale ha effettuato gli interventi e da quest’ultimo recuperato sotto forma di credito d’imposta, con facoltà di successiva cessione del credito ad altri soggetti, ivi inclusi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari;
– Trasformazione del corrispondente importo in credito d’imposta, con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, ivi inclusi istituti di credito e altri intermediari finanziari.”
Tramite lo sconto in fattura, l’impresa che ti realizzerà i lavori ti anticiperà la spesa detraibile, quindi non dovrai versare granchè. A sua volta, l’impresa potrà cedere o meno il credito alle banche o ad altri intermediari.
Nel secondo caso potrai cedere direttamente il tuo credito a terzi, quindi oltrepassando le imprese ed i fornitori.
Questo credito potrà essere ceduto illimitatamente a qualsiasi soggetto.
La vera forza dell’iniziativa sta nella possibilità di cedere il credito agli intermediari finanziari. Potrai realizzare alcuni interventi con limitati impieghi di denaro ed altri, addirittura, “gratis“. Questo meccanismo era già presente, ma in passato non si poteva cedere il credito agli istituti e poche imprese potevano permettersi di anticipare i soldi ai clienti.
Potranno sfruttare lo sconto in fattura anche coloro che non sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi o che comunque versano poche imposte IRPEF.
Potresti richiedere anche uno sconto “parziale”. In pratica, a fronte di una spesa di 30.000 euro, potresti chiedere al fornitore uno sconto di una sola quota, ad esempio pari a 10.000 euro.
Il fornitore maturerà un credito d’imposta pari a 11.000 euro. Tu potrai far valere in dichiarazione una detrazione pari a 22.000 euro (110 per cento di 20.000 euro rimasti a tuo carico).
Nel caso in cui più soggetti sostengano delle spese riguardanti interventi realizzati sul medesimo immobile, ciascuno potrà decidere se fruire direttamente della detrazione o esercitare le opzioni previste, indipendentemente dalla scelta operata dagli altri.
L’articolo 121, stavolta al comma 2, elenca gli interventi che beneficiano dello sconto in fattura e della cessione del credito:
a) Recupero del patrimonio edilizio di cui all’articolo 16-bis, comma 1, lettere a) e b), del testo unico a) recupero del patrimonio edilizio di cui all’articolo 16-bis, comma 1, lettere a) e b), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;
b) efficienza energetica di cui all’articolo 14 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90 e di cui ai commi 1 e 2 dell’articolo 119;
c) Adozione di misure antisismiche di cui all’articolo 16, commi da 1-bis a 1-septies del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, e di cui al comma 4 dell’articolo 119;
d) Recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti, ivi inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna, di cui all’articolo 1, comma 219, della legge 27 dicembre 2019, n. 160;
e) Impianti fotovoltaici di cui all’articolo 16-bis, comma 1, lettera h) del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, ivi compresi gli interventi di cui ai commi 5 e 6 dell’articolo 119 del presente decreto;
f) Colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici di cui all’articolo 16-ter del decreto legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, e di cui al comma 8 dell’articolo 119;
Potrai sfruttare lo sconto in fattura per:
Sono esclusi dallo sconto in fattura, il bonus mobili ed il bonus verde.
Hai intenzione di usufruire dello sconto in fattura? Uno dei nostri tecnici, redigerà le pratiche edilizie, quelle energetiche, quelle strutturali oltre alle varie asseverazioni tecniche:
Quando il professionista avrà raccolto tutti questi documenti, nel caso di sconto in fattura e/o cessione del credito, dovrai ottenere un visto di conformità rilasciato da un intermediario abilitato: commercialista, esperto contabile, consulente del lavoro, responsabile del Caf .
Tramite questo visto, l’intermediario verificherà che il tecnico abbia prodotto tutte le asseverazioni, le attestazioni e che possieda la polizza assicurativa obbligatoria.
La volontà di utilizzare questi strumenti deve essere trasmessa entro il 16 marzo dell’anno successivo a quello in cui sono state sostenute le spese.
Nel caso avessi della cessione del credito in prima persona, dovrai valutare le varie proposte delle banche o di quelle aziende che, avendo grossi fatturati, intendono aderire all’iniziativa.
Per validare la cessione del credito dovrai comunicare annualmente all’Agenzia delle Entrate:
Tale credito potrà essere utilizzato dal cessionario solo dopo la relativa accettazione, che deve avvenire attraverso il “cassetto fiscale”. L’accettazione ed il rifiuto non possono essere parziali e sono irreversibili. Il cessionario potrà utilizzarli in compensazione tramite modello F24.
A sua volta, se il cessionario volesse cedere il credito ricevuto, dovrà comunicarlo all’Agenzia delle Entrate utilizzando la stessa procedura.
Anche in questo caso dovrai inviare un’apposita comunicazione all’Agenzia delle Entrate. Il fornitore, impresa o intermediario recupererà lo sconto come credito d’imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione tramite modello F24, in cinque quote annuali.
Hai intenzione di effettuare uno dei seguenti interventi? Richiedi subito un preventivo gratuito ed i nostri tecnici specializzati ti seguiranno passo dopo passo.
L’emergenza sanitaria ha radicalmente cambiato la nostra vita trasformando, con una forza improvvisa e dirompente, tutte le abitudini consolidate, mettendo in campo la questione della condivisione forzata degli spazi domestici.
Il Covid-19 ci ha costretti anche ad un nuovo modo di vivere la casa. Un modo a cui non eravamo abituati nè preparati ed a fare i conti con ambienti organizzati per tutt’altre consuetudini abitative.
Tra i tanti effetti, la prima rivoluzione immediata è stata quella conseguente alla necessità per molti di lavorare da casa. Secondo l‘Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, il 64% delle aziende ha chiesto ai propri dipendenti di proseguire l’attività lavorativa dal domicilio.
Parallelamente a ciò, anche tutti gli studenti sono rimasti a casa, adattandosi a seguire le lezioni a distanza ed a studiare in compagni dei congiunti.
Le famiglie si sono ritrovate all’improvviso a dover gestire una maggiore densità nell’ambiente domestico, in una condizione in cui ciascuno ha cercato di ritagliarsi uno spazio proprio o quantomeno di condividerlo nel miglior modo possibile.
In molti casi non è stato facile considerare le metrature mediamente contenute negli appartamenti.
Se all’inizio ognuno ha cercato di rimediare cercando di ottimizzare spazi e tempo, oggi si è reso necessario pianificare delle vere e proprie strategie a lungo termine. Solo in questo modo si potrà adattare la propria casa ai nuovi stili di vita che per molti si stanno delineando concretamente.
LEGGI ANCHE: Smart working: come organizzare gli ambienti della casa
Tenendo conto delle indicazioni precedenti. altre azioni specifiche in casa riguardano l’aerazione costante e le normali pulizie. Un’accurata sanificazione è vana se le superfici non vengono prima pulite.
Vuoi rinnovare casa? Richiedi un preventivo gratuito. Abbiamo molte proposte che riguardano materiali innovativi capaci di autoridurre le cariche batteriche sulle superfici, semplificando la pulizia: pitture, pavimenti, maniglie ed anche elementi d’arredo.
Le porte scorrevoli sono la soluzione per i problemi di spazio. Permettono di aggiungere un serramento quando sembra impossibile avere una porta, liberano le pareti semplificando l’appoggio dei mobili. Risolvono la pianta di una casa, o di una porzione di casa, favorendo un’organizzazione dello spazio pratica, agevole e su misura.
Oggi i punti di forza delle porte scorrevoli sono il design delle ante e, nei modelli a scomparsa, la tecnologia e le performance dei controtelai.
Le porte scorrevoli sono adatte per tutti gli ambienti. Esistono due tipologie:
Questa tipologia di porte, dette anche “pocket door”, scompaiono all’interno della parete quando vengono aperte. Progettate come soluzione salvaspazio per ambienti piccoli e passaggi ridotti, per i quali restano preziosissime ed indispensabili perché permettono di ricavare un locale con porta anche dove i centimetri sono proprio al limite.
Nelle porte scorrevoli interno muro, il controtelaio è fondamentale.
Per avere una porta scorrevole a scomparsa serve sostituire una porzione di muro con un elemento scatolare metallico (o costruire un muro cavo all’interno per il vano dedicato a questo). L’elemento viene poi rifinito esattamente come una parete. Poiché i divisori interni di una casa possono essere realizzati in muratura (laterizi forati) oppure in cartongesso, esistono due tipi di controtelai corrispondenti ad una e all’altro. Al momento dell’acquisto di una o più porte scorrevoli e quindi del controtelaio va sempre specificato il materiale della parete. È fondamentale, anche perché cambia persino lo spessore del muro finito: nel primo caso da 9 a 14,5 cm, nel secondo circa 10/12,5 cm.
Innumerevoli gli aspetti positivi in generale, con controtelai sempre più evoluti: oggi ne esistono anche predisposti per il cablaggio elettrico, così da poter avere un normale interruttore sulla stessa parete dove si inserisce la porta e sagomati ai lati per ospitare le tubazioni idriche.
Dette anche porte hardware, questa tipologia di porte scorrevoli, è formata da una o più ante che scorrono parallele ad una o a due pareti e ad esse si sovrappongono, restando a vista. Molto scenografici sono poi quei sistemi compositi nei quali il muro è “sostituito” da un altro pannello che resta fisso: l’anta mobile si sovrappone a questo, creando effetti di grande suggestione.
Tutte le porte scorrevoli esterno muro sono agganciate ad un binario, all’interno del quale avviene il loro movimento. A sua volta, questo è inserito in una guida fissata a soffitto o a parete, a incasso totale o a sospensione. Il binario, fornito con le ante, è di solito in alluminio anodizzato, rifinito secondo l’estetica delle ante.
Fra le tante versioni delle porte scorrevoli esterno muro c’è quella “zero”. Si tratta di un pannello che scorre sulla parete, senza che se ne veda il meccanismo.
Cerniere, binari e mantovane sono nascoste: l’anta è più ampia dell’apertura e tutti i meccanismi (binario compreso) sono montati dietro.
La mantovana è una fascia che copre il binario di scorrimento ed è una soluzione classica ma sempre attuale, che diventa un elemento estetico insieme alla porta. Per uniformità di stile, si fissa al pannello dell’anta o alla parete.
Quando si decide quale porta scorrevole acquistare per la propria abitazione, vanno valutati prima di tutto i materiali. Essi devono essere di qualità, come il controtelaio in acciaio zincato ed il binario in alluminio anodizzato, entrambi resistenti ed indeformabili. Ma anche i vetri temperati di sicurezza da 8 mm di spessore.
La porta scorrevole deve essere pratica, da muovere con leggerezza, e silenziosa, anche per modelli a due ante di grandi dimensioni.
A queste esigenze corrispondono carrelli di scorrimento in acciaio, con ruote in nylon e cuscinetti a sfera. Alcuni modelli hanno un sistema di rallentamento dell’anta, che ne impedisce la fuoriuscita dal binario.
Molti modelli di porte scorrevoli si possono realizzare su misura. Ciò permette di creare soluzioni personalizzate non solo per finiture, ma anche per dimensioni e per numero di ante.
Tra i brand da noi trattati vi sono Garofoli, che propone linee classiche rivisitate con gusto contemporaneo, per le porte Miraquadra.
Le finiture del vetro variano dal trasparente che crea continuità visiva tra gli ambienti, al satinato con effetto “vedo non vedo”, alle serigrafie anche decorate, adatte per soluzioni di forte impatto estetico.
Nel legno le finiture spaziano dalle essenza classiche o insolite ai laccati in molteplici colori, che si staccano dalla parete o che ne riprendono il colore.
Per chi in casa vuole uniformità estetica e stilistica, molte aziende propongono modelli disponibili sia con apertura a battente sia scorrevole.
Eclisse propone un controtelaio che permette una totale integrazione della porta con la parete, che risulta così filomuro, senza stipiti e coprifili.
Hai intenzione di cambiare porte in casa? Richiedi subito un preventivo gratuito.
Durante una ristrutturazione, quando arriva il momento di scegliere come saranno rivestite pareti e pavimenti, ci si può esprimere con creatività, definendo la carta d’identità della casa, la cornice che creerà continuità o caratterizzerà ogni stanza, con soluzioni decorative coniugate a prestazioni tecniche in grado di offrire effetti inaspettati.
In un mercato sempre più esigente, la ceramica risponde bene a tante necessità, quali:
I prodotti attuali, a partire dal gres porcellanato, sono frutto di innovazioni tecnologiche che hanno migliorato performance e possibilità espressive.
Giocando con i formati ed alternando fondi in tinta unita e decori, si possono creare composizioni uniche e customizzate. Per ogni ambiente della casa.
Argille, feldspati, sabbie quarzifere, pigmenti naturali: sono le principali materie prime utilizzate nella produzione delle ceramiche, che però non sono tutte uguali.
Dal punto di vista tecnico le piastrelle in ceramica si distinguono in base a:
Tutta la produzione è classificata secondo la normativa europea EN 14411. Stabilisce i requisiti che le piastrelle di prima scelta devono soddisfare quanto a dimensioni, tolleranze dimensionali, caratteristiche meccaniche, chimiche e fisiche.
Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: non è possibile posare le piastrelle senza fughe. In base alle norme non è più ammessa la possibilità di posa “a giunto unito”, cioè minore di 2 mm.
Le fughe non sono altro che gli spazi tra una mattonella ed un’altra. Esse consentono di assorbire le tensioni a cui, essendo rigide, le piastrelle vengono normalmente sottoposte nel tempo a causa, ad esempio, di cambi di temperatura o assestamenti strutturali dell’edificio. Sono quindi indispensabili.
La loro larghezza non è standard, deve invece essere stabilita nel progetto considerando soprattutto il tipo di piastrella. Da esse dipenderà sia il risultato estetico che tecnico della pavimentazione o del rivestimento a parete.
A titolo indicativo, l’ampiezza delle fughe può essere minima, di 2-3 mm, se le lastre sono ottenute per pressatura, sono rettificate (cioè con bordi perfettamente squadrati), da posare in ambienti interni e su supporti rigidi e regolari. Negli altri casi, possono arrivare fino a 6-8 mm.
In tutti i casi, gli spazi (le fughe, appunto), vengono riempiti con sigillanti cementizi o a base di resine reattive.
Per uniformità cromatica, possono essere colorate nella stessa tinta delle piastrelle oppure a contrasto, per risultati estetici di grande effetto.
Nella posa delle piastrelle a parete, in particolare in bagno, una questione dibattuta è l’altezza del rivestimento da terra.
Non c’è un obbligo di legge, se non per locali pubblici. In base alle norme di igiene, pareti e pavimento del bagno e della cucina le piastrelle devono essere “facilmente lavabili e sanificabili”.
Stabilito questo punto fermo, per quanto riguarda l’altezza di posa delle piastrelle, un punto di riferimento può essere l’altezza della porta: significa quindi arrivare fino a 2 metri circa.
Lo schema di posa può essere vivacizzato inserendo piastrelle colorate e/o pattern decorativi.
La posa fino a metà parete lascia scoperta una porzione di muro, che può essere tinteggiata a smalto o con una pittura super-lavabile.
Se il soffitto non è in cartongesso, una proposta attuale sono le piastrelle posate fino a 2,70-3 metri. Per questo sono perfette le maxi lastre, che potranno essere applicate senza tagli e con poche fughe. Non bisogna però pensare di adottare questa soluzione per evitare l’insorgere di muffe, le quali invece si prevengono in primo luogo con una corretta aerazione.
Per una buona riuscita di una nuova pavimentazione, è necessario preparare bene il piano di posa, ovvero il massetto.
Per un risultato a regola d’arte sono fondamentali la stagionatura e l’asciugatura.
I massetti cementizi tradizionali, ad esempio, necessitano di una stagionatura di circa 7-10 giorni per ogni cm di spessore, affinchè esaurisca il ritiro igrometrico cui può essere soggetto.
Tempi più ristretti sono consentiti solo utilizzando malte premiscelate o leganti speciali a ritiro controllato.
Dopo aver controllato, con specifici strumenti, che il sottofondo sia compatto ed omogeneo, bisognerà attendere la completa asciugatura.
Per la posa del rivestimento ceramico, l’umidità residua, misurata con igrometro a carburo o elettronico, dovrà essere inferiore al 3% (in base alla norma UNI 11493-1).
Il rispetto dei tempi è importante anche dopo la posa delle piastrelle. E’ necessario infatti che i leganti utilizzati per la messa in opera induriscano in modo adeguato.
Se nell’ambiente devono essere eseguiti altri lavori, meglio che la superficie sia protetta per prevenire danneggiamenti.
Se nell’ambiente devono essere eseguiti altri lavori, meglio che la superficie sia protetta per prevenire danneggiamenti.
Tra i brand trattati vi sono i seguenti:
Una peculiarità delle piastrelle, in grès e non solo, è quella di riuscire a riprodurre con estrema verosimiglianza molti materiali naturali, tra i quali il legno. Merito del processo di stampa digitale con tecnologia ink-jet (a getto d’inchiostro).
Prodotti di questo tipo vengono proposti in formati prima inconsueti, quelli del listone o della doga, tipiche del parquet.
Per rendere realistico il risultato, le piastrelle, già caratterizzate da texture in rilievo, vengono realizzate con diverse grafiche, proprio come differenti sono le venature ed i nodi delle essenze.
La collezione Vero di Marazzi si ispira a doghe in legno, ricche di nodi ed imperfezioni.
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I pannelli radianti sono un sistema di riscaldamento a pavimento oppure a parete o soffitto, che diffonde il calore per irraggiamento.
Il sistema si compone di diversi elementi, tutti importanti a definire la qualità, tra cui tubi, pannelli, collettori di distribuzione (da cui si dipartono le tubature), valvole, componenti per la regolazione dell’impianto come unità di controllo dei circuiti e centralina climatica.
Alcune sono controllabili a distanza con app.
La tubatura in cui scorre l’acqua deve essere resistente ad urti, sostanze chimiche, incrostazioni di calcare e corrosione. Spesso i tubi sono multistrato, costituiti da doppio spessore di polietilene ad alta densità, con all’interno l’alluminio.
Il supporto su cui vengono posati è un pannello sagomato, per la posa “a serpentina” oppure con clip di aggancio. Meglio se isolato termicamente, per evitare dispersioni di calore ed acusticamente, per evitare rumori.
Il generatore di calore può essere una caldaia a condensazione ma anche un impianto solare o una centrale frigorifera, poichè il sistema, quando necessario, può anche rinfrescare gli ambienti.
La distribuzione del calore è uniforme su tutta la superficie, perchè questo viene diffuso per irraggiamento. Quindi in ogni parte dell’ambiente viene percepita la stessa temperatura.
La scelta di un sistema con pannelli a soffitto può essere un’ottima soluzione in caso di plafoni alti o quando si vuole evitare di eseguire lavori sul pavimento esistente.
I pannelli radianti possono riscaldare e raffrescare. Gli elementi del sistema sono integrati in un pannello di cartongesso appositamente studiato che sostituisce un modello standard della parete o del soffitto. I collettori lineari sono realizzati in tubo multistrato con barriera all’ossigeno e comprendono i raccordi per il collegamento ai pannelli.
I sistemi di riscaldamento elettrico hanno il vantaggio di poter dare calore anche ad un solo ambiente, ad esempio il bagno. Quindi sono flessibili nell’utilizzo.
Lo svantaggio è invece il consumo di elettricità, che può risultare molto alto. Sono più convenienti se abbinati ad un impianto fotovoltaico.
Utile è anche la presenza e la gestione intelligente di un termostato, per impostare temperature ed orari di funzionamento.
Grazie agli spessori sottili di cavi e supporto, il sistema si può posare anche su un pavimento esistente. Quindi è adatto in caso di ristrutturazione.
Esistono anche soluzioni a battiscopa che possono sostituire o integrare il calore diffuso da un radiatore e possono quindi riscaldare maggiormente, se necessario, un locale con un calorifero troppo piccolo.
Stai pensando ad una nuova soluzione adatta sia per il riscaldamento d’inverno che per il raffrescamento d’estate?
Il sistema di riscaldamento di Geberit è completo di tutti i componenti, tra cui il monotubo Volex realizzato in PE-RT Typ (polietilene a resistenza termica maggiorata), i pannelli isolanti sagomati, il collettore in acciaio inox ad alta e bassa temperatura ed i termostati per regolare il grado di calore interno.
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Stai pensando di sostituire le finestre? Approfitta del momento visto che che le detrazioni fiscali previste per la semplice sostituzione dei serramenti esterni non saranno oggetto di ulteriori misure in discussione né sono destinate ad alcuna modifica sostanziale, se non al più in senso restrittivo.
Per la semplice sostituzione dei serramenti si prevede l’Ecobonus al 50%, la Irpef spalmata in 10 anni delle spese effettuate fino al 31 dicembre 2020 con tetto di 60.000 euro su una spesa complessiva massima di 120.000 euro. Le condizioni per fruire dell’Ecobonus è che le finestre siano destinate ad un immobile riscaldato e i nuovi serramenti devono rispettare limiti minimi di trasmittanza termica, variabili a seconda della zona climatica.
Al posto della detrazione diretta, è prevista la cessione del credito al fornitore di beni e servizi necessari ai lavori di sostituzione dei serramenti.
Il cosiddetto Superbonus previsto dal Decreto Rilancio ma che attende ancora decreti attuativi e indicazioni operative da parte dell’Agenzia delle Entrate, riconoscerà una detrazione alta soltanto per interventi complessivi di efficienza energetica degli edifici, non è quindi destinato alla sola sostituzione dei serramenti che rientrerà in questa detrazione soltanto se abbinata ad interventi come l’isolamento termico dell’intero edificio e/o la sostituzione degli impianti di climatizzazione.
L’ecobonus 110% yi dà la possibilità di effettuare lavori per migliorare l’efficienza energetica del proprio immobile recuperando in cinque anni, come credito d’imposta, il 110% della spesa sostenuta fino a un massimo di 90.000€, se sostituisci la caldaia con una in classe A ed applichi il cappotto termico alle pareti.
Se effettui soltanto uno di questi due interventi, il tetto massimo è di:
Le opere devono riguardare condomini o case indipendenti – non in costruzione – che costituiscano la prima abitazione. Ne potranno usufruirne solo le persone fisiche , non le attività commerciali – ad eccezione degli interventi compiuti dagli Iacp (Istituti Autonomi Case Popolari) o da cooperative sociali.
Ora ti spiego meglio cosa significa tutto ciò:
Per avere diritto al super bonus 110% è necessario che i lavori apportino un miglioramento di almeno 2 classi energetiche o che tale miglioramento rappresenti il massimo tecnicamente raggiungibile, tramite:
Se effettui uno di questi due interventi, puoi abbinare anche la sostituzione degli infissi e delle schermature solari come tende da sole, tende tecniche e persiane (fino a un massimo di 60.000€) o impianti fotovoltaici (fino a un massimo di 48.000€).
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Hai deciso di sostituire i serramenti? Scegli prima il materiale cliccando quì:
Una necessità di molti, un’occasione per tanti: la disponibilità di locali da aggiungere alla propria abitazione può essere un’occasione quantomeno da valutare. I costi necessari si possono in parte recuperare, grazie alle detrazioni fiscali previste per alcuni lavori della casa, compresi quelli per l’annessione di spazi attui o soprastanti.
In questo articolo verranno analizzati alcuni casi esemplificativi, come annettere un appartamento adiacente, sottostante o la mansarda di pertinenza.
Si tratta di soluzioni non troppo complicate, se non vi sono problemi dal punto di vista strutturale e, solitamente, più agili rispetto al trasloco in un altro immobile, anche perchè in molti casi i lavori si possono portare a termine continuando ad occupare l’abitazione.
Annettere al proprio l’appartamento adiacente è, sulla carta, la situazione più favorevole. Questo perchè spesso non ci sono molti lavori strutturali da affrontare e l’impegno maggiore riguarda la riorganizzazione degli ambienti in pianta e la ricerca di una soluzione stilistica volta a rendere omogenei spazi prima distinti.
Verranno inserite nuove pareti divisorie, magari in cartongesso, oppure vetrate scorrevoli. Sicuramente sarà tamponato uno dei due ingressi e probabilmente sostituiti i rivestimenti esistenti anche per eliminare eventuali differenze di quota tra i pavimenti.
Tra gli interventi da prevedere ci saranno certamente quelli sugli impianti, che andranno messi a norma ed unificati sotto la stessa utenza, a meno che non vi siano esigenze diverse.
Decisamente obbligatorio un progetto e la relativa pratica edilizia.
In fatto di interventi edilizi la norma principe, a livello nazionale, è il DPR 380/2001 (nella versione aggiornata e cogente) che, all’art.3, elenca e definisce le tipologie di interventi edilizi.
In fatto di unione di due appartamenti, il DPR indica che se si tratta di unità abitative già esistenti e non si prevedono ampliamenti di volume, l’intervento è classificabile come “manutenzione straordinaria”.
Diverso è se ad un appartamento si annette ad esempio un garage per ricavare un’unica abitazione: in questo caso si è di fronte ad una ristrutturazione.
Occorre poi prendere in esame anche la normativa comunale e verificare che in ambito urbanistico e da Piano Regolatore Comunale o, a seconda delle Regioni, del Piano Operativo Comunale, l’unione di appartamenti sia consentita in quella zona (come di solito accade).
Per unire due appartamenti esistenti, senza esecuzione di opere sulle strutture portanti nè aumenti di volume, è possibile presentare una CILA (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata).
Altrimenti, in caso di ristrutturazione o manutenzione straordinaria con opere strutturali o aumenti di volume residenziale, occorrerà presentare una SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività).
Nel caso siano necessarie opere edilizie esterne, come l’apertura o la chiusura di finestre e l’immobile sia ubicato in area a vincolo paesaggistico, ai sensi del Codice Beni Culturali D.lgs. 42/2004, occorrerà acquisire anche l’Autorizzazione Paesaggistica.
Se invece è l’edificio stesso ad essere classificato come Bene Culturale ai sensi degli articoli 10-11 del D.lgs, 42/2004 occorrerà il preventivo assenso delle Belle Arti all’esecuzione delle opere.
Nel caso siano necessarie opere alle strutture, occorrerà redigere anche i calcoli strutturali e presentare la pratica al Genio Civile o, nel caso non vi siano uffici territoriali decentrati, presso il Comune stesso.
In tutti i casi, a lavori ultimati, è poi necessario presentare in Catasto la pratica DOCFA per la fusione delle unità immobiliari in precedenza separate.
Le spese maggiori sono quelle relative alla riorganizzazione degli impianti. Spesso incidono anche i contributi sul costo di costruzione da corrispondere al Comune.
Non è invece richiesto, per la fusione di abitazioni esistenti senza aumento di volume, il pagamento di oneri di urbanizzazione al Comune.
Le opere di manutenzione straordinaria e di ristrutturazione rientrano tra quelle agevolabili, almeno fino al 31/12/2020, con una detrazione pari al 50% della spesa sostenuta (per un massimo di spesa detraibile di 96mila euro), recuperabile in dieci rate annuali di pari importo.
Nel caso dell’unione di unità posizionate su livelli diversi, il ventaglio di possibilità si amplia sia per la varietà di casi, come l’aggiunta di seminterrati o quella dei sottotetti, sia per i possibili diversi vincoli strutturali da affrontare, che influenzano la nuova organizzazione degli spazi ed incidono su costi e tempi.
In questo ambito, rientrano anche quegli interventi di recupero di mansarde magari già collegate al piano inferiore, ma talvolta non utilizzate a fini abitativi.
In tutti i casi sono soprattutto tre gli interventi più impegnativi:
Considerando che gli ampliamenti verticali sono operazioni che riguardano la struttura dell’edificio, le normative a cui far riferimento saranno più numerose, la progettazione più articolata ed ampia ed anche il percorso burocratico più complesso.
Una volta risolte le questioni tecniche, l’obiettivo sarà poi quello di cercare una coerenza estetica tra le due unità, con un progetto di interior che le armonizzi.
Fatta salva la norma principale costituita, come già detto, dal DPR 380/2001, in questi casi occorre aggiungere altre specifiche.
Per unire due abitazioni esistenti senza esecuzione di opere sulle strutture portanti nè aumenti di volume è possibile presentare una CILA. Altrimenti, in caso di ristrutturazione o manutenzione straordinaria con opere strutturali o aumenti di volume residenziale, occorrerà presentare una SCIA.
Nel caso siano necessarie opere edilizie esterne, come l’apertura o la chiusura di finestre e l’immobile sia ubicato in area a vincolo paesaggistico ai sensi del Codice Beni Culturali D.lgs 42/2004, occorrerà acquisire anche l’Autorizzazione Paesaggistica.
A lavori ultimati è necessario presentare la pratica DOCFA per la fusione delle unità immobiliari in Catasto.
I costi maggiori sono dovuti al collegamento verticale: demolizione di una porzione di solaio (e conseguenti opere strutturali di rinforzo), inserimento di strutture di appoggio della scale, fornitura e posa o realizzazione in opera di questa.
Le spese di manutenzione straordinaria e la ristrutturazione rientrano tra quelle agevolabili.