Non dobbiamo pensare ai radiatori come ad elementi isolati, ma parti terminali di un sistema, l’impianto termico, con al centro il generatore di calore (caldaia o altro).
Esistono poi prodotti che possono funzionare anche in mancanza o con l’impianto di riscaldamento spento.
Il radiatore potrà scaldare solo quando il riscaldamento è acceso.
L’impianto idrico è composto da tubazioni incassate a pavimento o a parete, che trasportano l’acqua riscaldata dalla caldaia (o da un altro tipo di generatore) ai radiatori.
Due sono le principali tipologie di collegamento: monotubo o a collettori.
Monotubo: tipico delle abitazioni anni ’70-’80 è così chiamato perché vi è un’unica tubazione di mandata che raggiunge singoli radiatori collegati “ad anello”, per poi tornare al generatore.
L’ultimo radiatore rimane però penalizzato perché si scalda bene di meno. Va quindi previsto di maggiori dimensioni.
A collettori: in questo caso vi è un condotto di mandate che porta l’acqua calda dal generatore ai collettori e da qui, grazie ad un circuito interno di collegamento diretto, l’acqua calda raggiunge ogni radiatore. Un condotto di ritorno riporta l’acqua diventata fredda al generatore.
Il calore si diffonde in modo uniforme perchè l’acqua calda arriva a tutti i radiatori insieme.
Nel caso si voglia trasformare un impianto monotubo in quello a collettori è necessario rifare tutto, con necessità di opere murarie.
Mentre i radiatori andranno a far parte di un impianto, nuovo o in rifacimento, occorrerà valutare anche l’apparecchio cui collegarti.
Uno dei generatori di calore a maggiore efficienza è la caldaia a condensazione, l’unica a poter essere prodotta ed immessa sul mercato.
Il vantaggio è il rendimento elevato, che può superare il 100%. Il tutto, grazie alla caratteristica di recuperare, invece di disperdere come nei modelli tradizionali, gran parte del calore contenuto nei fumi di combustione. Inoltre emettono una quantità di gas inquinanti decisamente inferiore rispetto ai modelli formali.
Efficienti sono anche le pompe di calore, apparecchi che prelevano il calore presente nell’aria esterna, nell’acqua di falda o nel terreno e lo sfruttano per riscaldare l’acqua dell’impianto di riscaldamento. Vi sono poi le termo stufe che utilizzano invece biomasse legnose come il pellet, un combustibile ad alto rendimento.
A differenza dei camini e delle stufe tradizionali, questi generatori di calore sono programmabili e possono essere collegati all’impianto di riscaldamento a termosifoni (a pannelli radianti).
L’acqua che, riscaldata dalla caldaia o da un altro generatore di calore, passa ai radiatori può avere una temperatura di mandata alta oppure bassa.
Il primo caso è quello degli impianti termici tradizionali (circa 70/80°C), il secondo riguarda le nuove realizzazioni, in cui la temperatura può essere inferiore a 40° C. Meno calore equivale a minori sprechi e ad un risparmio in bolletta. Anche se, in teoria, qualsiasi modello può funzionare a bassa temperatura, è consigliabile prevedere radiatori appositamente progettati per questo tipo di impianti.
Altrimenti bisogna considerare che si riduce l’efficienza, perché lo scambio di calore con l’ambiente è inferiore. Per ovviare a questo inconveniente occorrerà acquistare un calorifero di dimensioni maggiori.
Il risparmio si ottiene poi con generatori di calore ad alta efficienza, come le caldaie a condensazione, che recuperano i fumi della combustione ed ottengono rendimenti elevati a temperatura più bassa rispetto ai modelli tradizionali.
Nel caso della sostituzione di un radiatore esistente, è sufficiente installare un modello di pari potenza. Diverso invece il caso di una nuova installazione o di una modifica all’impianto, per i quali occorre calcolare il fabbisogno termico del locale da riscaldare o dell’intera abitazione.
Se, come nella maggior parte dei casi, i radiatori sono collegati al circuito termosanitario, è importante che questo venga correttamente dimensionato. Occorre valutare quanto calore sia necessario per riscaldare i locali e la potenza che serve per ottenere questo risultato.
Chiamata anche resa termica è la capacità di un corpo scaldante di scambiare calore con l’ambiente, quindi la quantità di calore che il radiatore riesce a trasmettere all’ambiente nell’unità di tempo e a determinate condizioni di temperatura.
Si misura in kcal/h o, più spesso, in Watt e viene calcolata in base alla norma europea EN442 e certificata da appositi istituiti e laboratori con specifiche prove in condizioni standard. Il valore della potenza termica deve sempre essere indicata sulla scheda prodotto.
La risposta precisa la dà il termotecnico calcolando il fabbisogno termico, ovvero la quantità di calore ce il radiatore deve fornire all’ambiente per mantenerlo ad una temperatura confortevole.
Il fabbisogno termico dipende da dimensioni del locale, esposizione, tipo di isolamento presente, materiali costruttivi finestre e tipi di vetri. Non meno importante sono la zona geografica in cui si trova l’abitazione e le temperature medie esterne.
Detto questo, per avere una stima del fabbisogno termico invernale di un’abitazione occorre moltiplicare il volume da riscaldare per un coefficiente termico, che indica le calorie necessarie per metro cubo.
Tale parametro oscilla tra le 30 e le 45 Kcal/mc, in base alle tipologia di edificio ed alla posizione geografica: più basso, se l’abitazione è situata nel Sud Italia ed in località costiere, più alto dove il clima è più rigido.
Per tradizione, il radiatore è posto sotto la finestra, poiché in questo modo contrasta gli eventuali spifferi di aria fredda provenienti dal serramento.
L’aria calda che si diffonde prevalentemente per convenzione, sale verso il soffitto e si distribuisce in modo più uniforme, garantendo un comfort migliore. Inoltre questa collocazione è comoda perché il radiatore occupa uno spazio difficilmente utilizzabile. Se però la casa è ben coibentata ed i serramenti sono a tenuta, si ha maggior libertà.
Nel caso di un radiatore alto è necessario trovare una collocazione diversa, in ogni caso lungo una parete perimetrale esterna ed anche in questo caso meglio se in prossimità della finestra, per agevolare la distribuzione del calore.
Bisogna evitare di inserire il radiatore in una nicchia piccola o dietro una porta, perché la sua resa si riduce. Per lo stesso motivo è sconsigliato anche l’uso di copricaloriferi. Importanti poi sono le distanze: la cosa migliore è installare il radiatore a 5 cm dalla parete, 12-15 cm dal pavimento ed a circa 10 cm da eventuali mensole.
Per evitare squilibri all’interno dell’impianto, è consigliabile che il nuovo radiatore abbia la stessa potenza del precedente. Lo stesso per quanto riguarda gli interassi, cioè la distanza tra tubo di carico e scarico dell’acqua: anche in questo caso, se non si intende modificare l’impianto, va scelto un radiatore con gli stessi interassi di collegamento, così il lavoro risulta molto più semplice.
Alcuni radiatori sono studiati proprio per agevolare la sostituzione di vecchi modelli, grazie ad un sistema di collegamento idraulico a tubi flessibili che permette di intervenire in modo non invasivo sugli impianti esistenti, senza ricorrere ad opere murarie.
Nel caso di ristrutturazione totale, se si vuole cambiare posto al radiatore, è necessario spostare le tubazioni. I lavori vanno eseguiti ad impianto spento e vuoto, quindi è necessario svuotare l’impianto di tutta l’acqua che circola nell’impianto che, a lavori terminati, sarà rimessa in circolo.
Nel caso di condominio, i lavori vanno eseguiti dopo aver avuto il consenso dell’amministratore.
In Italia ancora oggi gli impianti termici a radiatori sono i più diffusi. Se è vero, da una parte, che la loro sostituzione con sistemi alternativi comporta lavori invasivi, l’utilizzo di nuovi materiali e tecnologie li ha resi più performanti ed in grado di convivere in modo ottimale anche in abitazioni di nuova concezione.
Negli ultimi anni, inoltre, il design sempre più curato, lineare o dalle forme scultoree, ne ha ridefinito l’estetica. Al punto che i radiatori sono oggi sempre più integrati anche nei progetti d’arredo.
Il punto di partenza nella scelta degli impianti consiste nell’esame dei seguenti fattori: il primo, in particolare, incide sulla seconda ma anche su performance e costi. Occorre tener conto dell’uso che si farà del radiatore e delle nostre abitudini.
Usciamo di casa di prima mattina e vi ritorniamo solo tardi la sera? Avremo bisogno di termosifoni che si scaldino velocemente.
Se invece l’abitazione è “vissuta” durante il giorno, saranno preferibili prodotti che mantengano il calore più a lungo.
Alcuni materiali, come l’alluminio, saranno più indicati nel primo caso. Altri come ghisa ed acciaio nel secondo. Lo stesso vale per le finiture.
Essendo leggeri, i corpi scaldanti possono essere fissati anche a pareti di basso spessore. La principale caratteristica dei radiatori in alluminio (un vantaggio ma anche un limite) è però la bassa inerzia termica: in pratica, si scaldano in modo rapido e ciò permette di modulare e tarare l’impianto per avere calore solo quando serve, consentendo un notevole risparmio energetico.
L’ideale per le seconde abitazioni e quando si passa molto tempo fuori in casa. Per contro, i caloriferi realizzati in questo materiale si raffreddano altrettanto rapidamente.
L’alluminio, ricavato in genere dalla bauxite, è resistente alla corrosione e duraturo, quindi adatto anche in ambienti umidi come bagno e cucina. E’ inoltre riciclabile al 100% ed infinite volte senza che le sue qualità vengano meno.
I radiatori in acciaio si scaldano abbastanza velocemente ma non trattengono a lungo il calore dopo lo spegnimento dell’impianto, anche se si raffreddano meno velocemente dell’alluminio.
L’acciaio è inoltre un materiale molto resistente alla corrosione ed all’usura.
Il corpo scaldante inglobato in questi materiali può essere di tipo elettrico, quindi dotato di una resistenza interna oppure idraulico con le classiche tubature per l’acqua calda.
Il materiale ottenuto offre diversi pregi: è idrorepellente, antimuffa ed antibatterico ed in parte ripristinabile in caso di eventuali piccoli danneggiamenti.
L’estetica della superficie, oltre a richiamare la pietra, può anche essere personalizzata con un motivo a propria scelta.
La ghisa ha elevata inerzia termica, quindi i radiatori si riscaldano lentamente e trattengono a lungo il calore anche dopo lo spegnimento dell’impianto. Vanno bene per un uso continuativo, per contro sono molto pesanti.
Oggi sono pochi i modelli presenti sul mercato, anche se negli ultimi anni sono stati proposti modelli in stile vintage che abbinano un’estetica tradizionale a colori di tendenza.
Le declinazioni offerte dai radiatori sono infinite ma si possono catalogare in tre principali tipologie:
La superficie del radiatore, indipendentemente dal materiale, è liscia ed omogenea, ottenuta tramite un processo di lavorazione in diverse fasi. Quella finale consiste in genere nella verniciatura epossidica a base di polveri, fissate alla superficie con un trattamento ad alta temperatura che ne evita la corrosione e le rende molto resistente e bella nel tempo.
Ampia è la gamma di colori e finiture, dal classico bianco, alle tonalità Ral, fino a quelle cromate, sabbiate e lucide. Occorre però considerare che non tutte offrono la stessa resa termica. In particolare, le superfici cromate riducono l’emissione di calore per irraggiamento del 30% circa rispetto ad uno stesso modello colorato o bianco.
La Legge di Bilancio 2020 ha confermato le detrazioni per la ristrutturazione edilizia, per la riqualificazione energetica ed il Bonus Mobili.
La sostituzione dei radiatori rientra nel primo caso e dà diritto ad un bonus del 50% da detrarre dall’Irpef. Lo stesso vale per l’installazione di valvole termostatiche su termosifoni esistenti.
Con i modelli elettrici si può ottenere il bonus mobili sempre al 50%. La detrazione massima per unità immobiliare rimane di 96 mila euro.
Più sostanzioso l’Ecobonus al 65% ma per beneficiarne è necessario migliorare l’efficienza energetica della casa, quindi rinnovare l’impianto, per esempio installando anche una nuova caldaia a condensazione con sistema di termoregolazione.
Una cucina è per sempre? Anche se abbiamo acquistato un modello di qualità, probabilmente si dovranno fare i conti con la voglia di cambiare per motivi diversi: perché non ci piacciono più i colori delle ante o la finitura delle pareti e dei pavimenti oppure sentiamo l’esigenza di strumenti che ci permettano di lavorare più comodamente ai fornelli.
Per il relooking ci sono tante opzioni attuabili con lavori poco invasivi: pavimenti e rivestimenti di spessore sottile, carta da parati, smalti, malte e pannelli decorativi.
Affinchè la cucina acquisti più funzionalità si può, ad esempio, intervenire all’interno con attrezzature estraibili ed organizer o intorno all’area di lavoro: anche in questo caso è bene prevedere piani d’appoggio aggiuntivi ma salva spazio. Se poi vogliamo una cucina più tecnologica, la sostituzione di uno o più elettrodomestici è sempre fattibile.
Sovrapponendo il nuovo pavimento di spessore sottile a quello vecchio si riducono i costi, compresi quelli di conferimento dei vecchi materiali in discarica. In molti casi si evita di sostituire le porte, perché possono bastare piccoli interventi di limatura. Per le pareti, l’operazione è ancora più semplice.
Per quanto riguarda le piastrelle, gli spessori più bassi, tra i 6 ed i 6.5 mm, sono tipici dei prodotti da posare a parete leggermente superiori quelli per il pavimento.
Entrambi sono generalmente rinforzati sul retro con fibra di vetro. Anche i pavimenti in legno possono essere di tipo laminato (con spessore di circa 4 mm). Molto pratici anche quelli vinilici che in molti casi si posano ad incastro.
Le superfici esistenti, per fare da supporto al nuovo pavimento, dovranno essere regolari, senza avvallamenti o elementi sconnessi.
In cucina si consiglia di scegliere prodotti lavabili, in modo che sporco e macchie fresche possano essere eliminate facilmente, semplicemente con un panno o una spugna inumidita e poco detergente. Vanno bene, ad esempio, quelli in tessuto non tessuto; sconsigliabili invece quelli interamente di carta.
Alcune carte da parati definite extra-lavabili sono protette da uno strato in pvc, mentre la base è in tnt. In ogni caso, occorre procedere con cura, evitando di sfregare energicamente.
Se la parete da rivestire è in corrispondenza del piano di lavoro ed in particolare dell’area lavaggio, occorre optare per una carta da parati specifica, cioè idrorepellente. Sono molte le aziende che oggi le producono. Spesso lo stesso motivo decorativo è disponibile anche in questa versione.
Nelle composizioni cucina a parete, lo spazio tra basi e pensili è spesso oggetto di dibattiti. Se non è stato previsto in precedenza, questa, spesso anonima, porzione di parete può essere rivestita da un pannello decorativo, anche molto pratico. Per esempio, in alluminio composito o in policarbonato compatto. I primi sono molto resistenti al calore, perciò indicati anche vicino al piano cottura. Per i secondi, se il fornello è a gas, è consigliabile che il top della cucina abbia una profondità di circa 65 cm. Nessun accorgimento, invece, se è ad induzione. Entrambi sono resistenti e perfettamente lavabili. Sono spesso personalizzabili.
Tra i tocchi decorativi, vi sono il pannello paraschizzi, stampato ad alta definizione su alluminio composito, quindi trattato con una finitura protettiva per il lavaggio e la pulizia.
Stencil in rilievo, realizzati con due speciali materiali plastici, sono indeformabili, lavabili con acqua e riutilizzabili infinite volte, senza che perdano planarità.
Grazie al nuovo Glossario Unico delle opere di edilizia libera (entrato in vigore il 7 Aprile 2018), gli interventi che non hanno bisogno di autorizzazioni sono stati finalmente elencati.
Si tratta di uno strumento normativo che ha permesso di chiarire molti dubbi e di sciogliere ostacoli burocratici attraverso l’organizzazione dei lavori in 12 specifiche categorie.
La redazione del Glossario Unico rappresenta il primo capitolo di una serie di iniziative simili, attualmente in lavorazione, dedicate rispettivamente alle opere edilizie realizzabili mediante CILA, SCIA, Permessi di costruire e SCIA alternativa al Permesso di costruire.
Non è necessario richiedere titoli abitativi al comune di residenza per intraprendere uno dei lavori compresi nelle categorie di interventi ma rimane ferma la necessità di rispettare le regole e le norme previste dagli strumenti urbanistici, dalle normative antisismiche, di sicurezza e di risparmio energetico, solo per citarne alcune.
I vantaggi sono evidenti soprattutto per quanto riguarda gli interessi del committente, che vede semplificare tutto il processo di realizzazione di un lavoro, con una riduzione dei costi.
Con il Glossario risulta anche più facile mettere in relazione i bonus fiscali dedicati alle ristrutturazioni ed alle riqualificazioni.
Il cosiddetto “Glossario per l’edilizia” ha l’indubbio vantaggio di elencare in maniera piuttosto chiara, anche per i non addetti ai lavori, le opere non soggette a pratica edilizia e quelle soggette a semplice CIL o CILA.
Altro aspetto positivo è che unifica le regole in tutta Italia, cosicchè i Comuni non potranno imporre localmente aggravi burocratici alle procedure, con indubbio risparmio di tempo e costi per la presentazione delle pratiche.
Grazie al Glossario, il progettista ha un utile e definito riferimento normativo. Infatti salvo alcuni casi limitati, che sono oggetto di sentenze e ricorsi al Tar, vi è una maggior certezza della norma rispetto al passato, condizione indispensabile per lavorare con serenità.
Il Glossario non ha stravolto le categorie di opere ricadenti o meno in attività di edilizia libera, quanto, piuttosto, ha semplificato le interpretazioni. Adesso, per molti piccoli interventi, si ha la certezza della non necessità di permessi.
Da non sottovalutare anche come la diminuzione della burocrazia si rifletta positivamente sul lavoro del progettista, perché possibile concentrarsi a tempo pieno sul progetto anziché sulla “scartoffie inutili”.
Il nuovo Glossario Unico di Edilizia libera comprende 58 tipologie di intervento, classificate in 12 categorie di lavori:
Tra gli interventi in edilizia libera i più diffusi sono la sistemazione degli spazi esterni, con arredi da giardino e per il tempo libero (per esempio, barbecue, cucce per cani, pavimentazioni nel rispetto dell’indice di permeabilità, gazebo e pergolati di limitate dimensioni); il rinnovamento di pavimentazioni e rivestimenti interni e l’installazione di alcuni nuovi impianti (ad esempio, quello solare e con pompe di calore aria-aria sino a 12 kW).
In aree vincolate per notevole interesse pubblico come bellezza panoramica, oggi è possibile aprire un lucernario sul tetto senza opere strutturali, installare tende parasole in facciate e spazi pertinenziali, collocare in giardino una serra ad uso domestico di massimo 20 mq, installare pannelli solari o fotovoltaici non visibili dagli spazi pubblici, montare piccoli impianti tecnologici (come climatizzatori, caldaie, antenne e parabole), purchè in posizione non visibile dallo spazio pubblico.
Per gli interventi di edilizia libera che godono dei bonus casa, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che occorre presentare una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà in cui indicare la data di inizio dei lavori.
Manutenzione ordinaria: interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti (pavimentazioni interne ed esterne, intonaci interni ed esterni, elementi decorativi delle facciate, serramenti interni ed esterni, inferriate, elementi di rifinitura delle scale, parapetti, manti di copertura, impianti elettrici, igienici, idrosanitari, di illuminazione, protezione antincendio, climatizzazione, estrazione fumi).
Pompe di calore: interventi di installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento e(o messa a norma delle pompe di calore aria-aria di potenza termica utile nominale inferiore a 12 kW.
Eliminazione delle barriere architettoniche: interventi volti all’eliminazione di barriere architettoniche che non comportino la realizzazione di ascensori esterni o di manufatti che alternino la sagoma dell’edificio.
Questo significa che ascensori e montacarichi, in regime di edilizia libera, possono essere installati, riparati, sostituiti, rinnovati o messi a norma purchè il lavoro non incida sulla struttura portante dell’edificio.
Pavimentazione di aree pertinenziali: opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni, anche per aree di sosta, che siano contenute entro l’indice di permeabilità, ove stabilito dallo strumento urbanistico comunale, ivi compresa la realizzazione di intercapedini interamente interrate e non accessibili, vasche di raccolta delle acque, locali tombati.
Pannelli fotovoltaici: a servizio degli edifici, da realizzare al di fuori della zona A di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n°1444.
Che cosa si chiede alle superfici della cucina? Dal punto di vista pratico, di essere facili da pulire e resistenti alle macchie, agli urti, al calore ed all’assorbimento dei liquidi.
Da quello estetico, di armonizzarsi con gli arredi e dare carattere agli ambienti. Esigenze ben assolte dalla ceramica, in particolare dal gres porcellanato.
Con le piastrelle (o lastre, se di grandi dimensioni) mixando bene colori, decori e formati, si possono realizzare schemi di posa originali ed altamente personalizzati, proprio come quelli da noi proposti.
Dal punto di vista estetico, la ceramica offre sempre più possibilità. Merito anche della stampa digitale, grazie alla quale è possibile riprodurre ogni tipo di materiale, tra cui legno, marmo, cemento e pietra.
Motivi in rilievo, più o meno accentuati e ben definiti, vengono realizzati tramite la pressatura degli impasti ceramici all’interno degli impianti di ultima generazione, anche su grandi lastre.
I decori possono essere realizzati anche con il mosaico, in gres o in monocottura, applicabile su qualunque tipo di superficie, piana o curva.
I mosaici in monopressocottura sono formati da tessere policromatiche dalla superficie leggermente stondata.
Il materiale Kerlite, gres porcellanato, laminato e rinforzato con fibra di vetro, è utilizzato non solo per pavimenti e pareti, ma anche per piani di lavoro e per rivestire fianchi e frontali dei mobili. Si applica su vari pannelli (ad esempio, il multistrato) e con adesivi specifici (poliuretanici, epossidici, ecc).
Grazie ad alcune lavorazioni ad alta tecnologia che regalano leggerezza, la ceramica è oggi protagonista anche nella produzione di mobili da cucina dando vita così ad atmosfere contemporanee.
Vengono realizzati piani di lavoro rivestiti in mosaico ed ante dalla finitura inaspettata con effetti di chiaroscuro.
La texture impercettibile si sposa con gli elettrodomestici neri ed al tempo stesso contrasta piacevolmente con la linearità dei moduli della cucina.
Esistono piastrelle in gres che riproducono decori, colori e texture delle marmette tipiche del primo Novecento.
Oggi più resistenti e di facile manutenzione perché realizzate con materiale hi-tech, creano atmosfere accoglienti, senza rinunciare alla massima funzionalità.
Adatte ad ambienti colorati possono essere mixate con fondi in tinta unita, come ad esempio, su un blocco da cucina a ferro di cavallo, aperto sul living e che si distingue in maniera scenografica grazie al rivestimento in cementine. Prosegue senza soluzione di continuità sul pavimento, creando una cornice estetica e funzionale che si distacca dal parquet.
Viene prodotto ad una temperatura di 1180-1250° C. Tale cottura provoca la reificazione del prodotto, rendendolo di conseguenza robusto, impermeabile ed ingelivo.
Può essere smaltato o non smaltato (finitura naturale). Se è definito “a tutta massa” significa che lo strato superficiale della piastrella e quello interno (il supporto) sono identici. Nel raro caso in cui si scheggiasse, il danno risulterebbe minimo. Quelle “a massa colorata” hanno invece l’impasto colorato e la superficie smaltata.
Colori stemperati, tonalità delicate e motivi geometrici per i rivestimenti effetto Azulejo, perfetti da pavimento ma adatti anche per le pareti. Un modo alternativo di concepire la decorazione che crea vere e proprie scenografie domestiche.
Il pavimento in ceramica definisce la zona pranzo, con misure e proporzioni giuste per accogliere visivamente tavolo e sedie. Il gres può essere ripreso anche sulla quinta scorrevole che scherma la portafinestra.
Strategici accostamenti di colore che creano texture optical oppure materiali di pregio riprodotti perfettamente e di maggiore resistenza.
Le piastrelle esagonali, realizzate con tonalità cromatiche a contrasto, possono decorare con tanti cubi la parete della cucina quasi a tutta altezza. I bordi, lasciati al vivo, creano una greca piacevole.
Chiaro e delicato, scuro e deciso, da scegliere con finitura opaca o smaltata lucida: una delle tinte di tendenza nell’arredo è il rosa, da declinare in tutte le sfumature, così come le superfici materiche e naturali.
Rispetto al passato, sono molto diffuse le piastrelle in gres porcellanato con finitura smaltata, lucida, più brillante oppure opaca dall’aspetto setoso.
In entrambi i casi si possono ottenere prodotti dai colori molto vivaci.
Con le piastrelle a tutta massa, non smaltate ma colorate nell’impasto, è possibile ottenere tinte vivaci tramite la lappatura e la levigatura. Due tipi di lavorazioni che rendono estremamente lucida la superficie della lastra, facendo risaltare il colore del supporto.
I rubinetti da cucina sono gli strumenti principali dedicati all’erogazione dell’acqua. Infatti vengono utilizzati tutti i giorni per diverse volte al giorno.
Per questo motivo devono essere scelti con molta cura affinchè risultino sempre efficienti e funzionali.
Esistono sistemi che puntano sul risparmio dell’acqua, altri che privilegiano la qualità strutturale, altri che consentono i più svariati utilizzi e si basano su raffinati meccanismi, tra cui particolari sensori che riconoscono il movimento delle mani ed illuminazioni a Led che invece creano effetti per molti versi suggestivi.
Inoltre esistono rubinetti dotati di centraline digitali e display le quali indicano con esattezza la temperatura e la pressione.
Nella scelta dei rubinetti da cucina è fondamentale pensare alla funzionalità, alla distribuzione degli spazi ed anche al design, al fine di coordinarlo all’arredamento della cucina.
Esistono diversi tipi di rubinetti da cucina. Per scegliere quello più adatto alle tue esigenze, il primo passo da fare è identificare lo spazio che hai a disposizione ed il posto in cui andrai a installarlo.
In base all’installazione, puoi scegliere tra due tipologie:
Il rubinetto giusto si sceglie in base al tipo di canna ed alla sua funzionalità.
Con l’ installazione a parete, è possibile scegliere un rubinetto o miscelatore con:
Con l’installazione da appoggio, è possibile scegliere un rubinetto o miscelatore con:
E’ fondamentale assicurarsi che ci sia abbastanza spazio tra la base ed il pensile sovrastante.
L’estetica è un fattore molto importante, nella scelta di un rubinetto. Ciò viene confermato dalla variegata offerta presente sul mercato.
Un’offerta che si traduce in diversi stili: non è difficile trovare il modello che si adatti perfettamente al lavello e agli altri elementi che caratterizzano l’ambiente in questione.
La rubinetteria Franke aggiunge rilevanza estetica rendendo la cucina un luogo fondamentale.
Nessun altro elemento della cucina viene utilizzato così frequentemente come il rubinetto, il quale deve essere pratico e funzionale ed essere un vero e proprio punto di attrazione in cucina. Contribuire inoltre all’efficienza energetica con una tecnologia avanzata ed essere anche ergonomico.
Oltre che curati nell’estetica, con linee sinuose o squadrate, i modelli attuali hanno come duplice obiettivo la praticità d’uso e la limitazione dei consumi idrici.
Gli attuali rubinetti prevedono vari dispositivi che consentono di risparmiare acqua e spesso anche energia. In che modo?
Le cartucce Energy Saving, utilizzate in vari modelli, garantiscono un risparmio quotidiano di energia e acqua con uno stratagemma intelligente.
La posizione centrale della leva di comando è impostata sulla zona di acqua fredda. Solo dopo aver ruotato la leva di 45° a sinistra si entra nella zona di acqua miscelata (fredda/calda).
Il miscelatore Maris Free by Dror di Franke con superficie in rilievo è proposto nelle finiture acciaio optical e nero spazzolato. La canna ruota a 360°.
Procedi alla scelta migliore del tuo rubinetto da cucina, alla posa ci pensiamo noi. I nostri esperti sono a disposizione per un sopralluogo, un preventivo e soprattutto per l’installazione del miscelatore Franke che hai scelto.
Cosa aspetti? Contattaci.
Secondo un’indagine condotta dall’Osservatorio sulla casa, il 72% degli Italiani che ha un’abitazione con meno di tre locali opta per la doccia. Tale preferenza non si lega solo a problemi di spazio: anche quando non sono costretti a scegliere in base ai mq, comunque non rinunciano ad averla.
Oggi, infatti, la pratica quotidiana di stare sotto il getto non risponde solo ad un’esigenza di igiene ma è vissuta come un momento di relax, favorito dal massaggio esercitato dall’acqua e dalla presenza di vapori caldi. Non si può comunque negare che in molte situazioni la doccia sia l’unica soluzione applicabile la dove i bagno è piccolo.
A favore della doccia depone, infine, anche una motivazione green: il consumo idrico, utilizzando rubinetteria e soffioni a risparmio, è decisamente inferiore rispetto a quello richiesto dalla vasca.
La scelta della doccia è legata allo spazio disponibile: bisogna valutare il punto di installazione e considerare il numero dei muri per l’appoggio.
Per definire la sagoma e la modalità di apertura si possono mixare più soluzioni.
Esistono diversi modelli di doccia per ogni esigenza.
Nel caso di un budget mini, un bagno small, una doccia nella vasca o passante, è decisamente consigliabile una tenda, realizzata magari con un materiale più pesante rispetto allo standard, in modo tale che durante la doccia non si muova e non si attacchi al corpo.
Anche riguardo le cabine ne esistono diverse tipologie:
Non solo: si possono prevedere dispositivi per la diffusione di musica, colori, aromi. Serve una presa elettrica e, talvolta, una pressione idrica maggiore rispetto a quella solitamente disponibile (1,5-3 bar).
Arblu è il brand da noi preferito in caso di installazione di un box doccia o piatto doccia.
Questa realtà puramente italiana si occupa della progettazione, produzione e commercializzazione di soluzioni di design innovative per il bagno. (dall’arredo bagno, ai box o piatti doccia).
Si tratta di soluzioni adatte ad essere inserite in qualsiasi contesto stilistico del bagno che ti danno la possibilità di personalizzare l’ambiente con comodi ed eleganti accessori.
I piatti doccia sono realizzati in diversi materiali: dalla ceramica tradizionale, un materiale classico di qualità unito a dimensione e forma moderne, all’innovativo e esclusivo pietra blu, un materiale pregiato ed esteticamente di impatto.
Un materiale naturale composto da minerali e resine e modellato grazie a stampi diversamente texturizzati su design esclusivo. La scelta ideale per chi ama la sensorialità tattile combinata alla resistenza.
In un bagno di circa 246x 179 cm con due pareti occupate dalle apertura, la doccia permette di mantenere agevoli i passaggi e di avere lo spazio sufficiente per una colonna di servizio dove nascondere gli elettrodomestici per fare il bucato. (una lavasciuga ad esempio profonda 45 cm).
In questi casi è consigliabile un box doccia salva spazio, pur avendo un volume interno capiente e comodo. Merito del profilo arrotondato e di forma semicircolare.
Il piatto doccia, di tipo tradizionale ed alto 6 cm, può essere installato anche a filo pavimento, eliminando totalmente il piccolo gradino.
La colonna è una soluzione vincente sotto il profilo della praticità. Oggi è proposta con l’estetica dei soffioni fissi. I vari modelli sono disponibili con dimensioni standard, a partire da 70×70 cm per la maggior parte dei produttori, ma si possono anche far realizzare su misura, talvolta senza costi aggiuntivi. Rimane sempre fissa, invece l’altezza: tra i 190 ed i 200 cm secondo le aziende. In questo caso richieste particolari possono avere un sovraprezzo.
Se invece hai bisogno di aggiungere un bagno privato, ad esempio, all’ampia stanza dei tuoi ragazzi, allora è possibile intervenire separando la doccia in un vano indipendente. Si ricavano così due mini ambienti: un piccolo bagno con lavabo e sanitari ed un altro per la nicchia con la doccia.
Per la nicchia, la chiusura va scelta in base alla lunghezza del lato ed allo spazio esterno.
Arblu propone l’anta a bilico da 90 cm con un profilo in laccato vulcano e vetro trasparente.
Per uniformità, il piatto doccia deve coordinarsi al soffione ed al box doccia.
In termini di stabilità e resistenza, è fondamentali che le pareti in vetro abbiano spessore di almeno 6 mm. Per quanto riguarda la sicurezza, invece, è il tipo temprato termicamente a dare la giusta garanzia (se si rompe, si frantuma). Se è anche stratificato (doppia lastra con film di materiale plastico interposto), i frammenti vengono trattenuti da tale pellicola interna.
Secondo l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, in Italia le persone con disabilità sono circa 4 milioni 360 mila (di cui quasi la metà con età superiore a 65 anni) e quelle con difficoltà motorie rappresentano la maggioranza.
Eppure, malgrado l’entità dei numeri, il nostro Paese non è esattamente a misura di persona diversamente abile, come sottolineato più volte dalle Nazioni Unite negli ultimi anni: l’insufficienza dei fondi erogati e la forte presenza di barriere architettoniche sono, infatti, decisamente penalizzanti.
Da questi dati emerge quanto il tema dell’accessibilità sia una vera e propria emergenza da affrontare, affinchè beni e servizi diventino fruibili da tutti. Il problema non riguarda solo l’urbanistica e le infrastrutture a livello urbano ma comprende anche la sfera del quotidiano domestico.
Muoversi ed utilizzare al meglio gli interni della propria abitazione deve essere un diritto per tutti. Al riguardo molte aziende in questi ultimi anni stanno sviluppando una maggior sensibilità e l’arredamento della cucina ne è un buon esempio.
Lo spazio per cucina va circoscritto in un’area contenuta per ridurre gli spostamenti. Per questo motivo alle composizioni lineari talvolta sono preferibili quelle centrali. Ciò che conta davvero è l’arredamento che va studiato per caso, a partire da nozioni standard, sempre valide.
Versatilità e trasformabilità sono caratteristiche fondamentali per l’arredamento di una cucina accessibile. Cestelli estraibili dai pensili con sistema saliscendi ad esempio sono molto pratici. Come lo sono tutti quegli elementi che si muovono in senso verticale e che permettono una più facile individuazione e presa degli oggetti.
Per una persona ipovedente avere basi e pensili con ante che si aprono a 180 ° vuol dire evitare un pericoloso ostacolo. Per un disabile con problemi di deficit muscolari avere i cestoni che si aprono elettricamente solo sfiorandoli significa poter accedere più facilmente ai contenuti.
Per un disabile costretto in carrozzina, i pensili che si abbassano e si spostano in avanti sono un prezioso aiuto.
Per una persona impossibilitata a piegarsi, lavastoviglie e forno posizionati a 30/40/50 cm da terra diventano facilmente utilizzabili.
E’ possibile progettare su misura una cucina accessibile il cui committente è costretto in carrozzina. Essa deve essere studiata nei minimi particolari affinchè gli spazi siano accessibili e funzionali. La parola d’ordine deve essere “personalizzazione”.
I punti di cottura in orizzontale permettono anche di ridurre la profondità dell’elettrodomestico e di favorire l’accesso al pensile.
Per realizzare una cucina accessibile è fondamentale che l’arredamento della stessa cucina consenta di svolgere in autonomia ed in sicurezza le quotidiane funzioni domestiche. La tecnologia ci offre un aiuto concreto.
La cucina accessibile si basa su un sistema di arredo modulare, decisamente flessibile, che permette di prevedere adattamenti ed integrazioni soprattutto nei punti chiave operativi della composizione, quali cottura, lavaggio e contenimento. Questo livello di customizzazione è resa possibile anche grazie a lavori specifici, in particolare cestelli estraibili, posa di meccanismi sali-scendi (che possono essere manuali o automatici) e cestelli totalmente estraibili.
Particolari accorgimenti tecnici e meccanici presenti in alcuni rubinetti sono di fondamentale aiuto per realizzare in autonomia e con grande facilità la zona lavello. Ad esempio, bocca pronunciata ed allungata, doccetta estraibile, tasto invece della manopola.
Anche l’estetica naturalmente si può conformare al gusto del committente che ha la possibilità di scegliere tra una varietà di colori e tipologie di finiture quasi “su misura”.
L’Agenzia delle Entrate con la guida “Le agevolazioni fiscali per le persone con disabilità”, aggiornata ad Ottobre 2019, ha specificato che sono ammesse integralmente alla detrazione Iperf del 19% le spese sostenute per l’acquisto di componenti di cucine dotate di dispositivi basati su tecnologie meccaniche, elettroniche o informatiche preposte a facilitare il controllo dell’ambiente da parte dei disabili.
Si può fruire della detrazione solo se sussiste il collegamento funzionale tra sussidio tecnico informatico acquistato ed handicap. Questo collegamento può risultare dalla certificazione rilasciata dal medico curante o dalla prescrizione autorizzata rilasciata dal medico specialista dell’Asl di appartenenza per fruire dell’iva agevolata.
Riguardo le certificazioni, per richiedere le agevolazioni fiscali, va precisato che sono considerati “disabili” le persone che hanno ottenuto le attestazioni dalla Commissione medica istituita ai sensi dell’art. 4, legge n°104 del 1992 ed anche coloro che sono stati ritenuti “invalidi” da altre Commissioni mediche pubbliche, incaricate per il riconoscimento dell’invalidità.
E’ possibile anche autocertificare il possesso della documentazione. In merito alle spese da portare in detrazione ed a quelle sanitarie deducibili dal reddito complessivo, occorre conservare il documento fiscale (fattura, ricevuta, quietanza) percè potrebbe essere richiesto.
Per gli interventi di “Adattamento domestico” ci sono vari canali di finanziamento, regionali ed in base alla legge nazionale 13/89 “Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”.
I nostri professionisti sono in grado di stravolgere gli schemi compositivi standard arrivando alla personalizzazione vera e propria della cucina.
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