Prima che comparisse il Covid-19, quanti di noi avevano consapevolezza che l’aria indoor, lungi dall’essere salubre, è almeno cinque volte più inquinata di quella esterna?
Certamente l’attuale allerta circa possibili contagi e conseguenti comportamenti per ridurli al minimo ha favorito la diffusione di maggiori informazioni sul tema.
Anche l’Osservatorio dell’Istituto Superiore di Sanità ha riscontrato una maggiore sensibilità verso le questioni legate all’inquinamento indoor.
Si è compreso il preciso ruolo che oggi rivestono gli edifici nella prevenzione e nell’evoluzione delle azioni di promozione della salute di tutti noi cittadini.
Ma è forse a partire dal semplice #iorestoacasa che la connessione diretta tra qualità dell’aria indoor nelle abitazioni ed effetti sulla salute è stata più evidente.
In questo caso, è fondamentale, nell’ottica post Covid-19, ma anche in generale, garantire un’elevata ventilazione degli ambienti ricorrendo al ricambio d’aria.
Ed a questo proposito è bene sottolineare che, soprattutto in ambienti di grandi dimensioni, sarebbe meglio dotarsi di impianti di climatizzazione che utilizzino il più possibile aria esterna.
Negli impianti in cui è previsto anche il ricircolo dell’aria tra gli ambienti-aria che viene in parte ripresa e re-immessa, si presenta un problema: se in un ambiente c’è una persona infetta, l’aria viene ricircolata e re-immessa in tutti gli altri ambienti.
Condizione fondamentale , in questa tipologia di impianti, è dunque scegliere di chiudere tutte le serrande di ricircolo e far funzionare gli impianti solo usando aria esterna.
Esiste poi il problema della filtrazione: se si prende dell’aria esterna, che si presume non essere particolarmente inquinata da batteri e virus, i filtri sono utili per trattenere le polveri. Nel caso in cui si voglia trattenere anche batteri e virus, bisognerebbe utilizzare filtri HEPA specifici, ad altissima efficienza.
Al fine di migliorare e sostenere con continuità il miglioramento della qualità dell’aria interna si devono considerare gli strettissimi rapporti che intercorrono tra “qualità e funzionalità” della casa progettata per soddisfare e svolgere i diversi compiti, le attività, la vulnerabilità e sensibilità delle persone, i livelli di concentrazione degli inquinanti chimici e biologici ed infine i livelli di esposizione in casa.
Gli inquinanti sono legati alle varie sorgenti in casa (dai materiali da costruzione, ai prodotti per la pulizia, alla cattiva gestione e manutenzione degli impianti di ventilazione e climatizzazione).
In questi anni abbiamo dimenticato il ruolo cruciale che rivestono i ricambi dell’aria sulla qualità dell’aria indoor stessa, sulla prevenzione e promozione della salute.
Spesso si dimentica l’impatto positivo che può avere la semplice apertura delle finestre sulla diluizione delle concentrazioni dei diversi inquinanti, della C02, dell’umidità e degli odori.
Gli interventi non possono essere orientati esclusivamente al tema dell’isolamento, del contenimento e dell’efficientamento energetico degli edifici.
Essi possono avere come risultato quello di alterare o peggiorare la qualità dell’aria, le condizioni microclimatiche e la naturale aerazione dell’edificio ma devono seguire degli approcci funzionali sotto molti aspetti noti di tipo integrato e regolari, in grado di contribuire al miglioramento complessivo della qualità dell’aria indoor.
L’attività di manutenzione e pulizia degli impianti deve far parte di un approccio globale di mitigazione del rischio.
Nei documenti ISS è stata richiamata la necessità di adeguare le procedure di manutenzione a quelli che sono gli attuali rischi per la salute. Non hai ancora effettuato la manutenzione dei climatizzatori? Contattaci ed un nostro esperto ti raggiungerà.
Aerare gli ambienti aiuta a migliorarne il microclima ma, sovente, si agisce in modo efficace.
Con le nuove soluzioni hi-tech si riesce a combattere l’inquinamento indoor.
E’ stato stimato che si trascorre il 90% del tempo in ambienti chiusi e che l’aria che si respira può essere fino a cinque volte più inquinata rispetto a quella degli spazi all’aperto. Queste informazioni, decisamente allarmanti, sono state raccolte negli anni in numerose inchieste sull’inquinamento indoor e sulla necessità di combatterlo. (la più completa è la “The National Human Activity Pattern Survey).
E’ chiaro quindi che ventilare gli spazi residenziali aiuta ad abbattere i livelli di inquinamento per respirare aria più pulita. Ma, nella frenesia delle attività quotidiane, può capitare di fare arieggiare in modo insufficiente o di dimenticarsene. Oppure di non riflettere abbastanza sull’importanza di tale azione.
Negli ultimi anni sono stati messi a punto sistemi ed apparecchi smart in grado di garantire autonomamente il giusto ricambio d’aria agli ambienti, senza che ci si debba preoccupare di farlo.
Grazie all’evoluzione dei sistemi IoT (Internet of Things) sviluppati per rendere la casa intelligente ed autonoma o gestibile da remoto, anche la purificazione dell’aria può essere tolta dagli impegni quotidiani. Come? Con i sistemi di ventilazione meccanica controllata, per esempio, che affiancati a sensori di analisi ed a purificatori d’aria, si attivano autonomamente per rinnovare l’aria, senza dover aprire le finestre. Ma ci sono anche i meccanismi IoT installati nei serramenti, che possono “analizzare” la qualità dell’aria e segnalare all’utente la necessità di aprire le finestre o farlo autonomamente .
Infine, la soluzione più semplice perché a portata di mano, è costituita dai purificatori d’aria stand alone.
Le fonti sono diverse e la concentrazione di inquinanti può variare nel tempo, in base a natura della sorgente, efficacia della ventilazione, abitudini ed attività svolte dagli occupanti.
La composizione dell’aria indoor è spesso caratterizzata da una miscela molto variabile di composti rispetto a quella dell’aria esterna. Talvolta, infatti, all’interno di un ambiente si registra una concentrazione di inquinanti superiore a quella presente, nello stesso momento all’esterno. Oppure può capitare, più facilmente, che all’interno si riscontrino sostanze inquinanti che non rilevabili all’esterno.
Anche se a basse concentrazioni, la presenza di contaminanti negli ambienti confinati può avere un impatto significativo sulla salute e sul benessere delle persone, a causa di esposizioni di lunga durata. Il rischio, più che alla sola concentrazione di inquinanti, è legato all’esposizione ovvero alla concentrazione integrata nel tempo.
Ricordando che il tempo di permanenza medio in un ambiente confinato raggiunge l’80-90% del tempo giornaliero disponibile, si comprende bene come questo costituisca un aspetto chiave nella valutazione degli effetti dell’inquinamento indoor.
Tra le fonti inquinanti più comuni troviamo il fumo di sigaretta, i prodotti conseguenti alle combustioni, alcuni detergenti e solventi per la pulizia e la manutenzione della casa, gli antiparassitari, determinati adesivi, l’utilizzo di stampanti, plotter e fotocopiatrici ed alcuni prodotti per l’hobbistica quali colle e vernici.
Anche le emissioni delle colle impiegate per la posa della moquette e di altri rivestimenti e per la realizzazione di mobili (in particolare di quelli composti da legno truciolare, compensato o pannelli di fibre di legno di media densità, se non in classe E1 o trattati con antiparassitari), possono contribuire alla miscela di inquinanti indoor. Infine, il malfunzionamento del sistema di ventilazione o un’errata collocazione delle prese d’aria (per esempio se poste in prossimità di aree ad elevato inquinamento, come le vie ad alto traffico, i parcheggi sotterranei o le autofficine) possono determinare un importante immissione di inquinanti dall’esterno.
Se non soggetti a manutenzione, i sistemi di condizionamento dell’aria possono diventare terreno di coltura e di diffusione per muffe e per altri contaminanti biologici.
Si tratta di un sistema che si declina in versione individuale per le singole abitazioni. Il funzionamento è elettrico.
L’impianto è composto da un apparecchio (che varia secondo potenza e processo di funzionamento) ed un sistema di condotti.
Questi impianti sono composti da sistemi (con apparecchi specifici) che permettono all’aria proveniente dall’esterno di entrare nelle abitazioni senza aprire le finestre, per il ricambio del microclima; spesso, controllano specifici parametri di qualità, tra cui l’umidità e la presenza di CO2.
E’ in crescita, anche per questi impianti, la proposta di versioni in grado di interagire con la rete Internet e di trasferire dati ed informazioni che, acquisiti dal sistema, possono essere interpretati per fornire il massimo comfort abitativo. Come? Regolando la ventilazione al momento del bisogno o con tempistica prestabilita. Tutto ciò può avvenire anche con il controllo da remoto, sempre grazie alla rete: da smartphone, tablet o pc è possibile coordinare la ventilazione meccanica e controllare la qualità dell’aria dentro casa.
Ci sono serramenti equipaggiati con sensori e con dispositivi motorizzati che segnalano la necessità di un ricambio d’aria e che possono aprirsi automaticamente.
Aprire la finestra è il modo più semplice per arieggiare e disperdere le sostanze inquinanti. Per avere sempre sotto controllo la qualità dell’aria indoor, anche se si è fuori casa, sono stati messi a punto infissi di nuova generazione che, in modi e con sistemi diversi, rinnovando il microclima degli ambienti domestici.
Alcuni sono equipaggiati con sistemi IoT evoluti in grado di monitorare costantemente la qualità dell’aria e di azionare l’apertura della finestra, se necessario; altri, invece, sono progettati per fare affluire l’aria anche se le ante sono chiuse.
Apertura e chiusura automatiche del serramento avvengono in totale sicurezza e per il tempo strettamente necessario.
Si tratta di una soluzione più semplice ed a portata di mano per migliorare l’aria degli ambienti.
Le versioni più sofisticate, quelle IoT, permettono di intervenire al momento giusto.
Riescono ad intercettare particelle inquinanti fino a 0,3 micron e garantiscono ottimi livelli di purificazione dell’aria, salendo sul podio dei più importanti alleati nella lotta contro l’inquinamento indoor.
Ma non solo: i purificatori d’aria di nuova generazione sono anche intelligenti. Quando equipaggiati con sistemi IoT, sono in grado di monitorare la qualità dell’aria e mandare le informazioni direttamente allo smartphone dell’utente per poi rispondere ai comandi di “risposta”: se i livelli di umidità, allergeni, CO2 o altri elementi inquinanti sono troppo alti, basterà selezionare il comando dedicato e le operazioni di purificazione avranno inizio. Anche quando l’utente sarà lontano da casa.
Si trascorre il 90% del tempo in ambienti chiusi, 22 ore su 24: per i più piccoli tale spazio è spesso la cameretta. Per questo, considerando che l’aria di una stanza può essere fino a cinque volte più inquinata di quella esterna, è fondamentale sensibilizzarsi sul tema e capire quali sono le fonti che inquinano gli interni.
Tra le soluzioni virtuose, ma facili da mettere in atto, c’è senz’altro la scelta di materiali certificati che sono il risultato di un percorso di ricerca e di innovazione. Spingendosi oltre, si possono valutare interventi un po’ più invasivi, ma dai risultati duraturi, come la sostituzione delle vecchie finestre con quelle nuove che sono efficienti ed intelligenti, azionabili da remoto o in grado di capire, attraverso l’analisi di una serie di parametri relativi alla qualità dell’aria, se occorre avviare il ricambio d’aria.
La lotta all’inquinamento indoor, quindi, trova nell’edilizia un alleato fondamentale anche per rendere la camera dei bimbi un ambiente sicuro e salubre.
Il Ministero della Salute ha classificato le sostanze in grado di alterare la qualità dell’aria in agenti chimici, fisici e biologici. Alcune provengono dall’esterno, ma la maggior parte è prodotta da fonti interne quali gli occupanti della casa (uomini ed animali), la polvere, i materiali edili, gli arredi, gli impianti ed, ultima, l’aria esterna che è veicolo anche dei “classici” inquinanti, quali il monossido di carbonio e le polveri sottili.
Nell’ambito della casa, il Ministero conferma che: “i materiali utilizzati per la costruzione dell’edificio e per l’arredamento possono rappresentare un’importante fonte di inquinamento indoor.
Il problema delle emissioni perdura per tutto il ciclo di vita utile dell’edificio e dipende dalle emissioni di Voc (composti organici volatili) provenienti dai materiali.
Altre potenziali fonti indoor di inquinamento sono i prodotti per la pulizia e per la manutenzione della casa, i prodotti antiparassitari e l’uso di colle, adesivi e solventi. Inoltre, può determinare un’emissione importante di sostanze inquinanti l’utilizzo di device e dispositivi elettrici ed elettronici (stampanti, plotter e fotocopiatrici) e di prodotti quali le colle”.
Fra gli agenti a cui prestare più attenzione, in questo ambito ci sono la formaldeide ed i composti organici volatili, oltre alle fibre minerali sintetiche. Ad oggi, i prodotti per l’edilizia e per l’arredo sviluppati con una particolare attenzione verso la sostenibilità indicano nelle loro etichette i valori presenti di queste componenti.
Dal punto di vista della salubrità, meglio orientarsi su materiale e stampa sicuri e certificati, quali carte in fibre naturali, polietilene riciclato, fibra di vetro ed inchiostri in sospensione acquosa, ovvero esenti da solventi.
Per quanto riguarda le certificazioni, che variano a seconda del supporto o del sistema, sono da prediligere le seguenti: GreenGuar Gold, VOC A +, FCS, AgBB, Blue Angel e Nordic Swan.
Infine, particolare attenzione merita anche la scelta del disegno e della grafica. E’ meglio preferire qualcosa che possa stimolare la fantasia dei bambini ed “interagire” con loro nei momenti di gioco, e non solo, come se fosse una “finestra” su un mondo fantastico.
Si deve tener conto della personalità dei piccoli: il soggetto della carta da parati deve riflettere il loro modo di essere, i gusti, le passioni e deve rispettare la loro sensibilità.
Per l’applicazione della carta da parati, si consigliano collanti a base di acqua e certificati indoor Air comfort gold, AGBB, Blue Angel, VOC A +, oppure EC1 PLUS.
Grazie alle sostanze semiconduttrici (diossido di titanio), di cui sono composti, i materiali foto catalitici, permettono di realizzare superfici disinquinanti ed autopulenti. Hanno inoltre la capacità di assorbire la luce e di conseguenza, per merito della particolare struttura elettronica, di attivare specifiche reazioni chimiche. Una di queste è l’ossidazione di composti inquinanti organici ed inorganici presenti nell’aria o nell’acqua.
Un’altra caratteristica del diossido di titanio è la superidrofilicità fotoindotta che consiste in un’affinità per l’acqua straordinariamente elevata in seguito all’esposizione alla luce solare. L’aspetto interessante, in questo caso, è la possibile rimozione di polvere e depositi atmosferici per mezzo della semplice acqua pura che, grazie all’affinità per la superficie superidrofilica, risulta in grado di rimuovere particelle adese anche senza l’aiuto di detergenti. Oggi sono disponibili sul mercato diversi prodotti di questa classe: vetri autopulenti, cementi e vernici.
E’ una delle scelte più sicure grazie alla sua resistenza, dovuta al processo di lavorazione delle materie prime impiegate (argille ceramiche, feldspati, caolini e sabbia) ed alla cottura ad alte temperature. E’ facile da pulire ed è inalterabile.
Esistono anche versioni con trattamento antibatterico, adatte non solo per ambienti che richiedono particolari caratteristiche di igiene, quali ospedali o ambulatori medici ma perfette anche in ambito residenziali.
Oggi, inoltre, processi produttivi evoluti ed etici, rispettosi dell’ambiente, permettono di impiegare alte percentuali di materiale riciclato, riducendo l’utilizzo di materie prime.
Davvero ampia, infine, la gamma di finiture disponibili: una varietà dovuta alle nuove tecniche di stampa digitale, che rendono stabili colori e decori.
Se si ha cura di optare per legno certificato FSC, ovvero proveniente da foreste a gestione controllata, la scelta del parquet è senz’altro ecologica.
Si tratta di un materiale naturale bello, in tutte le sue varianti, caldo e piacevole al tatto.
Tra i pro, c’è d aggiungere che è anche un ottimo isolante termico ed acustico ed è resistente all’usura. Se si danneggia, è facile anche da rinnovare con la lamatura.
Tra le finiture, eco, ad olio o con vernice all’acqua.
La finitura con gli oli valorizza la struttura naturale del legno. Penetrano nel materiale, lasciando aperti i pori.
Oggi il tema dell’inquinamento indoor gode della dovuta attenzione. Nel 2000 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, con il documento “The Right to Healthy Indoor Air” ha riconosciuto l’aria interna salubre come diritto umano fondamentale.
Molti produttori si sono adoperati per offrire proposte salubri e spesso problem solving, che non vincolano la creatività. Infatti, malgrado in Italia non sia obbligatorio etichettare le pitture in relazione alle emissioni negli ambienti, come invece lo è in Francia, sono tanti i marchi che sottopongono ai test specifici i loro prodotti per classificarli in Classe A +, la migliore in quanto ad emissioni di Tvoc (composti organici volatili totali).
Per i bambini la cameretta è lo spazio del gioco, ma anche dello studio, la “tana segreta”, il luogo del riposo.
Ciascuna di queste funzioni meriterebbe un colore mirato. Sì, dunque, ad una stanza con pareti di tinte diverse: i bambini sono stimolati da questo ed ognuna concorre al loro sviluppo ed alla loro voglia di imparare. E’ importante creare dei microambienti nella stanza, ricorrendo al colore per delimitare le aree. Il bambino ama vivere in spazi contenuti, riuscendo così ad avere il pieno controllo del luogo e della situazione.
I piccoli crescono e, con loro, anche gusti e necessità. Quindi il colore scelto non può essere “definitivo” ma va modificato nel tempo, assecondando la loro crescita.
Per la prima infanzia sono indicati colori pastello: particolarmente adatti sono il verde, il celeste, il rose tenue ed il rosa cipria, ma non il tono confetto che, essendo molto intenso, ha lo stesso effetto del rosso. Il giallo è positivo, consigliato nella zona studio (aiuta nella concentrazione per lo studio).
L’arancione applicato su una sola parete ha un effetto calmante. Il verde e l’azzurro sono particolarmente indicati per maschi o femmine molto attive, perché inducono il relax e rendono più gradevoli sonno e risveglio.
Sono sconsigliati colori scuri, cupi, tetri in qualsiasi fase dell’infanzia. Generano inquietudine, rendono il sonno difficile e la stanza poco accogliente.
E’ necessario scegliere vernici smacchiabili, superlavabili, a base di titanio selezionato, certificate in classe A +.
Il ricambio d’aria è fondamentale quando si tratta della camera dei bambini. Per garantire aria rinnovata costantemente, sono stati messi a punto serramenti “intelligenti”.
Ci sono quelli che hanno sistemi interni in grado di ventilare in modo continuo gli ambienti. Altri dotati di sensori che, in base ai parametri rilevati nell’ambiente (umidità, presenza di Co2, ecc), si aprono e chiudono autonomamente e/o sono gestibili da remot (tramite smartphone).
Il termine sostenibilità coincide ormai con l’urgenza di perseguire uno sviluppo compatibile con le risorse del Pianeta, tale da poter essere appunto “sostenuto”, in senso ampio.
La sostenibilità è ambientale, economica, etica e sociale. E’ puntare sui materiali e processi produttivi meno inquinanti a basse emissioni di carbonio, porsi nell’ottica di produrre e consumare risparmiando denaro, materie prime non rinnovabili ed energia, gestire in modo oculato il bene comune tendendo a ridurre le disuguaglianze per offrire maggiore sicurezza, salute, servizi.
Sostenibilità vuol dire ripensare alle nostre abitazioni, responsabili di quasi la metà del consumo energetico globale. Devono invece essere più sostenibili. In che modo?
Per far sì che i risultati dell’efficientamento energetico della tua casa siano soddisfacenti e l’investimento economico non risulti vano, è necessario programmare gli interventi in un’ottica di razionalità e buon senso.
Ad esempio: se sostituisci l’impianto di riscaldamento prima ancora di aver migliorato l’isolamento termico, potrai trovarti in una situazione tutt’altro che vantaggiosa dal punto di vista economico, rischiando di installare un impianto sovradimensionato che consuma e produce più di quanto occorra.
Meglio prima coibentare le pareti ed installare finestre a tenuta per ridurre le dispersioni e, di conseguenza il fabbisogno. Poi sostituire i vecchi impianti.
Vediamo nel dettaglio in cosa consistono gli interventi necessari da fare.
Le pareti dell’edificio devono consentire, infatti, la temperatura interna all’abitazione.
Agevolazione fiscale Ecobonus: detrazione del 65% delle spese. Limite massimo detraibile: 60.000€ per unità immobiliare.
Agevolazione fiscale Ecobonus: detrazione del 65% delle spese. Limite massimo detraibile: 60.000€ per unità immobiliare.
Agevolazione fiscale Ecobonus: detrazione del 50% delle spese. Limite massimo detraibile: 60.000€ per unità immobiliare.
Agevolazione fiscale Ecobonus: detrazione del 65% delle spese. Limite massimo detraibile: 60.000€ per unità immobiliare.
Agevolazione fiscale Ecobonus: detrazione del 50% delle spese. Limite massimo detraibile: 60.000€ per unità immobiliare.
Agevolazione fiscale Bonus Ristrutturazione: detrazione del 50% solo se l’intervento è compreso in uno di riqualificazione globale o se, si dimostra con certificazione rilasciata da tecnico qualificato o ditta installatrice, il conseguimento del risparmio energetico.
Anche la sostituzione della porta d’ingresso, quando questa separa ambienti riscaldati da quelli che non lo sono ed ha i requisiti specificati dalla normativa, è agevolata dagli incentivi.
Agevolazione fiscale Ecobonus: detrazione del 50% (modello in classe A); del 65% se unito a termoregolazione.
Agevolazione fiscale Ecobonus: detrazione del 65% delle spese per sostituire lo scaldabagno tradizionale con uno a pompa di calore. Limite massimo detraibile: 30.000 euro per unità immobiliare.
Agevolazione fiscale Ecobonus: detrazione del 65% delle spese. Limite massimo detraibile: 30.000 euro per unità immobiliare.
Agevolazione fiscale Ecobonus: detrazione del 50% delle spese Limite massimo detraibile: 30.000 euro per unità immobiliare.
Hai intenzione di costruire o ristrutturare casa? Prendi in considerazione la #bioedilizia ed i suoi materiali sostenibili. Migliorerai la qualità delle tue giornate tra le pareti domestiche.
In questi mesi di alta sensibilità riguardo la qualità dell’aria, è fondamentale ancora di più la manutenzione degli impianti di climatizzazione. Essa deve essere eseguita con precisione e seguendo un programma di scadenze regolari.
Se la pulizia e la sostituzione dei filtri è una semplice operazione “fai da te” (in genere servono acqua e sapone, ma bisogna seguire le indicazioni dei produttori), gli interventi di manutenzione vanno affidati invece a personale qualificato e certificato, secondo quanto previsto dalla legge.
E’ infatti importante che l’impianto sia controllato periodicamente, almeno ogni due o tre anni secondo quanto consigliato dal Ministero della Salute, da un tecnico qualificato (e anche certificato se agisce sul circuito frigorifero) in grado di verificare che non siano perdite di gas refrigerante e che la macchina esterna e le unità interne funzionino correttamente tramite operazioni di manutenzione straordinaria.
I nostri esperti propongono interventi sempre approfonditi, sottolineando anche l’importanza di conservare con attenzione il libretto degli impianti, una sorta di “carta d’identità” di tutti gli impianti termici, compresi quelli per la climatizzazione estiva. Questo documentato va compilato dal tecnico che esegue i controlli periodici e la manutenzione e va conservato dall’utente.
In caso di mancata conservazione del libretto e di errata compilazione, sia l’utente sia il tecnico possono essere soggetti a sanzioni.
Si consiglia di effettuare almeno due operazioni di pulizia del condizionatore l’anno: la prima con l’arrivo dell’autunno, la seconda poco prima dell’inizio dell’estate. Si tratta per lo più di interventi generali, da realizzare per rimuovere lo sporco ed eventuali detriti accumulatisi all’interno del climatizzatore.
Per garantire una qualità dell’aria perfetta è possibile pulire il climatizzatore anche con dei prodotti igienizzanti, purché non aggressivi e dotati di proprietà antisettiche e antibatteriche.
Oltre alla pulizia della struttura interna del climatizzatore, è importante occuparsi anche dell’unità esterna. Questa componente è più esposta agli agenti atmosferici e dunque alla sporcizia. Anche qui valgono le stesse regole, perciò almeno una volta l’anno va smontata e pulita con molta cura.
La corretta e frequente pulizia del climatizzatore assicura diversi vantaggi, quali:
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I serramenti intelligenti sono quelli che si adattano ai comportamenti degli utenti ed al clima indoor, garantendo il comfort in ogni momento della giornata, ambienti più salubri e risparmio energetico.
Tutto ciò è possibile con il sistema domotico Velux Active.
Questo sistema è in grado di intervenire sui serramenti di casa (finestre, schermature solari interne ed esterne), in base ai ritmi ed alle abitudini degli utenti ed ai parametri ambientali, quali temperatura, umidità ed anidride carbonica. Il tutto per merito di sensori (che rilevano i dati), senza alcun intervento da parte dell’utente: il sistema è completamente automatico, anche se rimane in ogni caso la possibilità di intervenire per modificarne le impostazioni.
Veluxe Active è in grado di compiere automaticamente semplici gesti di cui spesso di dimentichiamo. Eccone alcuni.
Grazie alla compatibilità con AppleHomeKit, è possibile utilizzare i prodotti VELUX INTEGRA con semplici comandi vocali.
Velux Active Integra, la versione elettrica delle finestre Velux
Con anima in legno e rivestimento in poliuretano bianco, la finestra Velux Integra porta sicurezza, comfort e benessere in casa, adattandosi ai ritmi ed alle abitudini di chi la utilizza. Al mattino le finestre si aprono automaticamente, per svegliarsi con la luce del sole ed un soffio d’aria fresca. La sera invece, qualche minuto per cambiare l’aria, prima di dormire.
Le principali ragioni sono legate sia alle prestazioni tecniche sia ai motivi di risparmio energetico ed economico:
L’esperienza e la professionalità dei nostri installatori è la migliore garanzia per una posa a regola d’arte e per assicurarsi il massimo comfort in casa.
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E’ decisamente aumentato il numero di persone che oggi riservano particolare attenzione alla qualità dell’aria. Questo perchè vi è una maggiore esposizione mediatica del problema ambientale ed anche perchè si è ben radicata la consapevolezza dei problemi per la salute causati dall’inquinamento.
Di pari passo, ha assunto sempre più rilevanza anche la problematica relativa alla salubrità dell’aria indoor, facendo riflettere un pò tutti sul microclima malsano che caratterizza le case, sempre più a tenuta ermetica e poco aerate, provocato anche da scelte talvolta poco attente alla qualità. Anche in questo caso, il merito della maggiore consapevolezza dei rischi per la salute va attribuito ad una più capillare veicolazione di informazioni, grazie a campagna di sensibilizzazione, non di rado promosse da aziende del settore edile. Si sta diffondendo quindi un senso di responsabilità rispetto a nuovi contributi che ciascuno può fornire per migliorare i parametri di qualità dell’aria, della propria città e della propria casa. E l’edilizia può giocare in prima linea.
Per quanto riguarda l’impatto sulla qualità dell’aria outdoor, le possibilità per i materiali dell’involucro edilizio di giocare un ruolo fondamentale sono numerose. Vi possono partecipare quelli strutturali, se certificati e realizzati usando elementi naturali o provenienti da filiere di recupero ma persino le finiture esterne. E tra queste sicuramente ci sono le pitture. Anzi proprio il rivestimento che è a contatto con l’aria e chiamato in causa.
Le pitture di nuova concezione possono:
Le pitture antismog si applicano esattamente come quelle “tradizionali” e solo in alcuni casi hanno un costo più alto, giustificato peraltro dal percorso di innovazione e ricerca seguito per arrivare alla loro formulazione ed alle certificazioni presso enti terzi accreditati.
Anche per gli ambienti domestici, dove è più semplice agire in autonomia ed in tempi ridotti con risultati immediati, sono state messe a punto pitture “virtuose”. Ci sono quelle che permettono di combattere l’inquinamento indoor già presente, grazie ai loro componenti attivi ed altre che aiutano a non aggiungere sostanze nocive, perchè totalmente neutre.
Le più diffuse tecnologie mettono in relazione fotocatalisi e nanoparticelle.
La reazione chimica su cui si basa gran parte delle pitture anti-smog, è attivata dalla luce e permette, grazie alla presenza nel prodotto di particelle nanometriche al titanio, di trasformare gli elementi inquinanti in sostanze innocue. Quando le pitture fotocatalitiche vengono utilizzare per gli esterni, le sostanze organiche, decomposte grazie al processo legato alla luce, addirittura diventano autopulenti: con la pioggia vengono lavate via dalle facciate.
Le nanoparticelle si possono attivare sia con la luce naturale sia con quella artificiale. Rappresentano una buona soluzione tanto per gli interni quanto per gli esterni. La posa di questa pittura attiva non si differenzia da quella dei prodotti “tradizionali”.
Le pitture attive con nanoparticelle per esterni sono disponibili nei colori neutri, a partire dal bianco ed in quelle pastello. In queste tonalità possono garantire la resistenza cromatica alle continue trasformazioni chimiche mangia-smog.
Ci sono anche specifici brevetti aziendali che, attraverso altri percorsi chimici, arricchiscono le proprie pitture di proprietà anti-inquinanti. Ne dà conferma la Sezione Valutazione Ambiente Urbano di ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, secondo cui esistono diverse tipologie di pitture denominate “anti-inquinamento”.
Una di queste è costituita dalle vernici fotocatalitiche che utilizzano catalizzatori a base di biossido di titanio. Queste vernici, in presenza di aria e luce, attivano un processo ossidativo che trasforma in inerti (nitrati di sodio, carbonati di sodio e calcare) le sostanze organiche ed inorganiche inquinanti con cui entrano in contatto. Tali reazioni chimiche offrono anche funzioni antinquinamento, antisporcamento (self cleaning) ed antibattericida.
Dall’analisi del settore emergono dati confortanti sull’utilizzo all’esterno di questi prodotti e risulterebbe chiaro anche quanto i risultati positivi ottenuti dalla pitture mangia-smog siano ulteriormente migliorabili.
Per quanto riguarda le pitture per interni, invece, è più controversa la questione della fotocatalisi. Ma il percorso di ricerca è in continua evoluzione, per far sì che l’efficacia di questi prodotti “salva-aria” cresca nel tempo, contribuendo sempre più all’abbattimento dell’inquinamento, senza controindicazioni di alcun tipo.
Insieme ai Voc, il più comune inquinamento indoor è la formaldeide, un composto organico in fase di vapore (gas), incolore, di odore pungente, solubile in acqua. E’ prodotto da processi di combustione ed è emesso da resine usate per l’isolamento e da quelle impiegate nella produzione di alcuni pannelli legnosi (truciolare e compensato), di tappezzerie, moquette, tendaggi ed altri tessili sottoposti a trattamenti antipiega, oltre che di altro materiale da arredamento. Ma purtroppo è presente anche in molti collanti edilizi, detergenti per la casa e, soprattutto, in vernici e prodotti di finitura.
Nelle abitazioni infatti i livelli di formaldeide sono generalmente compresi tra 0,01 e 0,05 mg/metri cubi, superiori rispetto a quelli outdoor. Per questo, l’OMS, ha fissato il valore massimo di esposizione a 0,1 mg/metri cubi.
Non è un caso che le maggiori concentrazioni si registrino dopo un intervento edilizio o di finitura o a seguito dell’inserimento di nuovi mobili in truciolare, di parquet o moquette di scarsa qualità.
Non dimentichiamo che la formaldeide è sospettata di essere uno degli agenti maggiormente implicati nella Sindrome dell’edificio malato (Sick Building Syndrome), tanto da essere utilizzata come unità di riferimento per esprimere la contaminazione di un ambiente.
Le pareti interne dunque costituiscono una sorgente emissiva continua–irregolare di sostanze nocive, i cui flussi però diminuiscono nel tempo anche in relazione alle variazioni microclimatiche (velocità dell’aria, umidità e temperatura). Come buona prassi, è opportuno, per alcuni giorni, ventilare i locali sottoposti ad una nuova verniciatura prima di soggiornarvi, in modo che gli inquinanti possano disperdersi. Ma per minimizzare i rischi legati all’uso delle vernici indoor sono stati messi a punto prodotti a bassa emissione di inquinanti, certificati dai marchi cosiddetti ecologici. Quello Ecolabel UE, ad esempio, si fonda su criteri scientifici in relazione all’intero ciclo di vita dei prodotti testati.
La lotta all’inquinamento indoor, quindi, trova nell’edilizia un alleato fondamentale anche per rendere tutte le camere della tua abitazione un ambiente sicuro e salubre. Cosa aspetti a richiedere un preventivo? Clicca quì!
La sostenibilità degli edifici da parte dell’uomo e dell’ambiente non è argomento aleatorio privo di contenuti scientifici né rappresenta l’esigenza di una ristretta cerchia di utenti. Oggi costituisce un criterio imprescindibile di scelta, in grado di spostare l’ago della bilancia nel mercato immobiliare, sia per quanto riguarda le nuove costruzioni sia per quanto concerne il recupero del patrimonio edilizio esistente. Ed è più facile di quanto possa sembrare: è una questione di conoscenza.
L’offerta di materiali edili si è arricchita, infatti, di prodotti salubri formulati in modo mirato per contrastare l’inquinamento interno e contribuire al benessere negli ambienti domestici. Ma anche per ridurre il più possibile l’impatto che necessariamente una costruzione ha sull’ambiente.
E sono tante anche le soluzioni tecnologiche sviluppate per tenere sotto controllo in maniera costante e continua la qualità dell’aria indoor: dai dispositivi IoT a quelli che, in autonomia, attivano i sistemi di ventilazione, naturali o meccanici, per favorire il ricambio d’aria.
Il moltiplicarsi di sistemi legati a benessere e salute corrisponde all’attenzione verso l’abitare sano, motivata anche dai dati allarmanti sulle malattie legate all’inquinamento (in&out).
Ma come avere la garanzia di abitare in un involucro salubre, di essere protetti da materiali e sistemi dannosi e di aver scelto, in fase di progettazione o di ristrutturazione, le soluzioni più corrette per il proprio benessere e per rispettare l’ambiente?
Una risposta reale arriva dalle certificazioni tematiche volontarie.
Si tratta di uno strumento introdotto dall’agenzia CasaClima per valutare e certificare un edificio, non solo dal punto di vista dell’efficienza energetica ma anche degli impatti di questo sull’ambiente e sulla salute dell’uomo.
Tale valutazione si articola nella verifica dell’impatto ambientale dei materiali utilizzati per la costruzione, di quello idrico dell’edificio, della qualità dell’aria interna, della protezione del gas radon, dell’illuminazione naturale e del comfort acustico.
Il protocollo Casaclima Nature si differenzia dagli altri protocolli di sostenibilità in quanto non prevede l’assegnazione di punteggi specifici per ogni indicatore, ma pone obiettivi minimi che gli edifici devono raggiungere per ottenere la certificazione.
Nel residenziale, per quanto riguarda la qualità dell’aria, il protocollo prevede la misura all’interno degli ambienti della concentrazione dei composti organici volatili (Voc) e di formaldeide certificati.
Qualora questi requisiti non siano soddisfatti è prevista una misurazione della qualità dell’aria interna. La verifica del requisito “illuminazione naturale” avviene mediante misurazioni in opera da parte dell’Auditore autorizzato CasaClima a edificio concluso.
I requisiti acustici si verificano attraverso misurazioni fonometriche in opera. Per gli edifici di nuova costruzione è richiesta un’analisi preventiva del rischio radon basata su una mappatura locale o un’analisi geomorfologica del sito in cui si identifichino eventuali situazioni di rischio.
La certificazione comprende anche la parte energetica. I prerequisiti minimi della certificazione CasaClima Nature sono: l’efficienza dell’involucro che deve essere in classe CasaClima A o superiore e l’efficienza complessiva in classe CasaClima A o superiore.
Può essere richiesta per edifici di nuova costruzione, anche non residenziali, escluse le tipologie per le quali esistono delle certificazioni specifiche di sostenibilità. In questi casi si fa riferimento alle Linee guida specifiche dei singoli protocolli.
CasaClima Nature è applicabile all’intero involucro edilizio e non alla singola unità abitativa.
La tariffa per la certificazione CasaClima si calcola sulla base della superficie netta riscaldata.
Questa certificazione valuta una serie di parametri ambientali che determinano la percezione di benessere complessivo all’interno di uno spazio confinato. Per esempio, prende in considerazione il carico chimico, l’inquinamento da polveri sottili, la presenza di muffe, le radiazioni da gas Radon.
Tali parametri vengono considerati sia nella scelta dei materiali da utilizzare sia nella valutazione di quelli già presenti in ambiente; gli stessi parametri possono condizionare anche i crono programmi di cantiere e le modalità di posa.
L’analisi principale consiste nel prelievo di campioni d’aria, utilizzando un campionatore diffusivo a simmetria radiale con fiala assorbente ai carboni attivi.
I campioni raccolti vengono portati in laboratorio ed analizzati con protocolli internazionali standard. Dall’analisi possono essere riconosciute circa 60 sostanze chimiche potenzialmente presenti nell’ambiente misurato. Alla fine del processo viene rilasciata una relazione d’analisi e viene consegnata una targhetta ce certifica la salubrità dei luoghi.
La certificazione di salubrità è un protocollo di analisi, consulenza, posa e misurazione da applicare ad un manufatto (sia esso residenziale, scolastico o alberghiero).
Viene monitorato l’intero processo edilizio fin dalle fasi progettuali, accompagnando poi il cantiere verso obiettivi prefissati di qualità dell’aria, arrivando fino alla consegna dell’edificio.
Il sigillo di validazione Biosafe è invece un percorso certificativo dedicato ai materiali più virtuosi presenti sul mercato: essi vengono testati in laboratorio, attraverso standard Uni e selezionati in base alle loro caratteristiche emissive; gli stessi vengono poi calati nella realtà certificativa di cantiere ed analizzati all’interno dell’involucro certificato. I prodotti che superano la prova di laboratorio ed il test emissivo in cantiere possono fregiarsi del sigillo di validazione Biosafe.
Tutti possono richiedere un’analisi dell’aria per motivi precauzionali o la preparazione di un completo progetto su misura.
Questa certificazione nasce dalla consapevolezza che la sostenibilità può essere declinata nella salute e nel benessere delle persone che vivono gli spazi confinati ed aperti.
Gli edifici e le città influenzano significativamente la qualità della vita delle persone, la produttività sul posto di lavoro, la capacità di apprendimento, i tempi di degenza. Da queste assunzioni e dalla sinergia tra competenze diverse, quali l’ingegneria, l’architettura, la medicina, la sociologia, nasce il protocollo WELL TM, dedicato a misurare il livello di salute e benessere delle persone, negli spazi interni ed aperti.
Il protocollo considera i parametri di qualità dell’aria, dell’acqua per il consumo umano, dell’alimentazione, del fitness, del benessere psicologico, del comfort termico, fisico, acustico e dell’ergonomia.
Per ognuno dei requisiti, raggruppati nelle aree sopracitate, WELL TM evidenzia il rapporto con il corpo umano e ne definisce gli impatti.
La certificazione si basa sullo sviluppo di un progetto in coerenza con i requisiti indicati dal protocollo, rispetto ai quali, a costruzione terminata, viene eseguita una serie di test prestazionali in sito e visite ispettive, orientate a verificare la coerenza tra quanto progettato ed il risultato reale ottenuto.
Tali test e verifiche sono poi ripetuti periodicamente per dimostrare la continuità delle prestazioni nel tempo.
Lo standard WELL non include requisiti di prestazione energetica, ponendosi sul mercato come sistema orientato principalmente ai temi del benessere delle persone. Il protocollo WELL TM viene talvolta utilizzato insieme ai LEED.
WELL TM si applica a città o quartieri, edifici interi o ad interventi di fit-out, quali per esempio un piano uffici all’interno di un edificio. Esiste poi un protocollo pilota dedicato ad edifici multi-residenziali con almeno 5 appartamenti, che deve essere certificato nella sua interezza.
Non esiste al momento la possibilità di certificare il singolo appartamento.